Domenico Di Bartolo

Domenico Di Bartolo

Luogo di nascita: Asciano

Anno di nascita: 1400

Anno di morte: 1445

Biografia:

Domenico di Bartolo è stato un pittore italiano della scuola senese.
Nacque ad Asciano intorno al 1400 e, secondo il Vasari, era un nipote di Taddeo di Bartolo, notizia oggi screditata. Assai precocemente si trasferì a Siena. Una prima testimonianza scritta lo indica al lavoro come apprendista, nel 1420, presso l’Opera del Duomo di Siena e nel 1428 risulta iscritto come pittore indipendente nel “breve dell’arte” di Siena. Altre notizie sui suoi primi anni di vita artistica non ve ne sono. Sono stati ipotizzati, da vari esperti, periodi di formazione presso l’ambiente internazionale romano, gli ambienti fiorentini, il pittore Martino di Bartolomeo ed altri ancora.
La prima opera a lui attribuita, datata intorno al 1430, è la Madonna col Bambino tra i Santi Pietro e Paolo, di committenza probabilmente privata ed oggi conservata presso la Kress Collection della National Gallery of Art di Washington. Qui sono ravvisabili numerosi influssi del nascente rinascimento fiorentino, come l’impostazione monumentale delle figure e degli spazi, la solidità dell’involucro mariano, ispirato alla Madonna della Sant’Anna Metterza del Masaccio, lo scorcio delle aureole e la fonte di luce unica su sfondo dorato, di nuovo ispirate al maestro fiorentino, nonché le aureole stellate derivate da Paolo Uccello. Anche la nicchia con la semi-cupola a conchiglia e i putti reggi-ghiralanda sono ispirati a Donatello.
La prima opera certa del catalogo dell’artista è la Madonna dell’Umiltà, commisionatagli dall’entourage dell’allora vivente san Bernardino da Siena ed oggi esposta alla Pinacoteca Nazionale di Siena. L’opera, firmata “Dominicus” e datata 1433, imposta le figure su tre registri in profondità (quattro se si include il cartiglio ai piedi della Vergine) ed ha una solidità monumentale delle figure e sguardi melanconici e composti al tempo stesso che rimandano di nuovo alla pittura fiorentina.
L’anno successivo produsse una tarsia marmorea del pavimento del Duomo di Siena con l’Imperatore Sigismondo e i suoi ministri. Rimane anche un disegno con il ritratto dell’Imperatore, disegno preparatorio per approntare la tarsia marmorea stessa in cui l’artista mise in risalto le sue capacità ritrattistiche e che gli valsero la reputazione di grande artista, a tal punto che divenne uno dei punti di riferimento per le grandi opere pubbliche.
Dal 1435 al 1437 affrescò la sacrestia del duomo con le storie dei quattro santi protettori di Siena di cui oggi rimangono solo dei frammenti lacunosi. I lavori subirono un’interruzione nel 1438 a causa della morte di Jacopo della Quercia, operaio del duomo in quegli anni e ripresero solo dal 1439 al 1440.
Nel 1437 ricevette l’incarico di realizzare la pala d’altare del convento degli Agostiniani di Asciano, pala che risulta oggi dispersa. Allo stesso anno risale la Madonna col Bambino della Collezione Johnson presso il Philadelphia Museum of Art. L’opera è nel complesso antinaturalistica e rivela dei sorprendenti arcaismi probabilmente dovuti al gusto attardato dell’ignoto committente.
Nel 1438 si trasferì a Perugia. Suo è il polittico con la Madonna col Bambino tra i santi Benedetto, Giovanni Battista, Giuliana e Bernardo, esposto oggi nella Galleria Nazionale dell’Umbria e voluta dalla badessa del Convento di Santa Giuliana di Perugia. In quest’opera si ripetono i forti richiami all’arte fiorentina del tempo, con il forte naturalismo dei volti e le piene volumetrie.
Tornato a Siena nel 1439 per completare gli affreschi nella sacrestia del Duomo, ricevette anche l’importante commissione di affrescare la Pellegrinaio dell'Ospedale di Santa Maria della Scala, cui contribuì con sei dei dieci affreschi della sala. Il pittore vi lavorò dal 1440 al 1444 su incarico del rettore Giovanni Buzzichelli, iniziando dal quarto affresco della parete destra, La Cura del Malato e continuando poi col terzo affresco della stessa parete raffigurante la distribuzione dell’elemosine . Questi primi due affreschi manifestano le forti influenze fiorentine del pittore, con figure volumetriche di ispirazione masaccesca, architetture brunelleschiane, un profondo umanesimo che si vede nei volti rinascimentali dei personaggi e nelle lezioni di medicina (il chirurgo al centro che lava i piedi al malato e il fisico col cappello nero a sinistra lavorano in presenza di allievi per istruirli), caratteristiche che si coniugano con l’abilità di grande narratore, fine decoratore, minuzioso descrittore di dettagli di impronta più gotica. Negli affreschi successivi lo stile fiorentino cede il passo all’offuscamento dei vivi contrasti di colore, appiattimento delle figure, esasperazione della narrazione con una molteplicità di personaggi, volti stereotipati per descrivere i ruoli, irrazionale spazialità degli ambienti e delle figure che le frequentano, tutti tratti di un goticismo cui la cultura senese teneva per rispettare la sua tradizione ed opporsi allo stile fiorentino.

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