Luogo di nascita: Bergamo
Anno di nascita: 1617
Anno di morte: 1677
Biografia:
Evaristo Baschenis è stato un pittore italiano.
La figura di Baschenis, uno dei maggiori pittori italiani del Seicento nonché l'ideatore della natura morta di soggetto musicale, è rimasta avvolta in un alone di mistero fino a quando Piero Capuani accertò, attraverso il ritrovamento dell'atto di battesimo nel registro parrocchiale della Basilica di Sant'Alessandro in Colonna a Bergamo, la sua data di nascita .
Il ritrovamento consentì di conoscere anche il nome del padre del misterioso artista, Simone Baschenis, confermato anche da un documento del 1631; la madre, Maddalena Francesca Volpi, venne scoperta grazie al ritrovamento di un documento di vendita del 1647, custodito all'Archivio di Stato di Bergamo.
Le fondamentali scoperte archivistiche (1996) di Enrico De Pascale , in coincidenza con le due grandi mostre dedicate al pittore all'Accademia Carrara di Bergamo (1996) e al Metropolitan Museum of Art di New York (2000-2001 ), hanno contribuito a illuminare molti aspetti della vita e dell'opera del Baschenis, i suoi rapporti con la città, con la committenza, con l'ambiente culturale, artistico e musicale in cui visse. Tra i documenti più importanti il testamento olografo e l'inventario dei suoi beni e della sua collezione di dipinti, oltre alla nota della vendita di tutto quanto conservato nella sua casa-bottega al momento della morte, il 16 marzo 1677. Particolarmente rilevanti anche le documentazioni relative ai contatti nazionali e internazionali del pittore, i suoi ripetuti soggiorni a Roma, Venezia e Milano, l'alunnato (1639-1642) presso il pittore cremasco Gian Giacomo Barbelli (giusta il contratto di apprendistato rinvenuto da Marino Paganini) .
Baschenis prese gli ordini tra il 1640 e il 1643, difatti in un atto del 1640 viene citato semplicemente come Evaristo Baschenis senza i titoli ecclesiastici, che invece vengono già riportati in documenti del 1643. Ed è proprio in quegli anni che l'attività pittorica del "Prevarisco" dovette avere inizio, subito dopo il passaggio alla condizione di ecclesiastico, senza che però se ne conosca, a tutt'oggi, né chi fu il maestro che lo avviò alla professione né il processo artistico e formativo che lo portò a raggiungere vertici indiscussi di qualità.
La condizione di sacerdote gli permise di viaggiare (nel 1650 è documentato un soggiorno di tre mesi a Roma) e di esercitare la sua attività artistica con il massimo della libertà e della disponibilità di tempo, essendo egli di famiglia benestante.
Evaristo Baschenis si applicò quasi esclusivamente al genere della Natura morta, ritraendo soprattutto insiemi di strumenti musicali, spesso velati da un sottile strato di polvere, ad indicare il trascorrere del tempo, come una sorta di Vanitas. L'interesse per gli strumenti musicali è dovuto al fatto che Evaristo Baschenis fu anche un apprezzato musicista dell'epoca, come dimostra fra l'altro il suo autoritratto nel Trittico Agliardi. Del resto la pratica musicale, associata alla poesia, alla letteratura e allo studio della storia, era pratica assai diffusa a quel tempo nelle famiglie nobili bergamasche.
Intorno agli anni '50 del Seicento, il pittore si legò d'amicizia con Jacques Courtois, detto il Borgognone che si trovava per motivi di lavoro nella città lombarda, con il quale intrattenne per lunghi anni rapporti epistolari e professionali. Baschenis dipinse anche alcune copie delle sue opere, richiestissime dai collezionisti del tempo.Ma il lavoro più prestigioso e impegnativo di Baschenis resta quello (in gran parte disperso) per la biblioteca del monastero di San Giorgio Maggiore a Venezia.
La morte del Prevarisco, sopraggiunta per malattia il 16 marzo 1677 all’età di cinquantanove anni, causò la brusca interruzione di un’attività che stava attraversando il suo momento di massima fortuna, sia critica che commerciale. Il testamento dell’artista, recentemente ritrovato (1996) insieme all’inventario di tutti i suoi beni mobili e immobili, nonché la notizia della messa all’incanto sulla pubblica piazza di Bergamo di tutti i suoi averi, ivi compresi le tele, i pennelli, i colori, i telai, i disegni ecc., testimonia che la bottega cessò immediatamente di esistere e produrre e che il pittore non disponeva evidentemente di collaboratori in grado di proseguire l’attività dell’atelier (nessun aiuto di bottega è menzionato nei documenti e tra gli eredi). D’altra parte che il pittore, contestualmente impegnato nell’attività sacerdotale, operasse da solo è dimostrato, a nostro avviso, anche dall’esiguo numero di opere certamente autografe sin qui individuate: una quarantina circa, tutte di qualità altissima, eseguite in trent’anni di attività.
I primi importanti studi sul pittore si devono a Marco Rosci (1971,1985) autore della prima catalogazione scientifica dell'opera del Maestro e di una sua interpretazione storico-critica, ancora oggi validissima. Gli studi successivi di Alberto Veca, Gian Casper Bott e soprattutto di Enrico De Pascale, hanno consentito ulteriori puntualizzazioni, sia sul piano attributivo, eliminando dal catalogo del Maestro le opere dei suoi numerosissimi seguaci e imitatori (e contribuendo a meglio definire la personalità di Bartolomeo Bettera, il migliore tra gli emuli del Maestro) sia sul piano interpretativo e storico-artistico .
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