Michelangelo Pistoletto

Michelangelo Pistoletto

Stile: Arte Concettuale;

Anno di nascita: 1933

Biografia:

Michelangelo Olivero Pistoletto è un artista, pittore e scultore italiano, animatore e protagonista della corrente dell'arte povera.
Figlio unico di Livia Fila (1896-1971) e del pittore Ettore Olivero Pistoletto (1898-1984) che aveva realizzato una serie di dipinti sulla storia dell'arte della lana per la ditta Zegna di Biella. Un anno dopo la sua nascita la famiglia si trasferisce a Torino, dove il padre aveva aperto uno studio di restauro. Fin da bambino frequenta lo studio del padre, avverso alle tendenze dell'arte moderna, dove apprende le basi del disegno e della pittura, le tecniche di restauro più recenti; si avvicina al mondo dell'arte anche attraverso visite domenicali alla Galleria Sabauda di Torino.
Fra il 1943 e il 1946 la famiglia si sposta a Susa, luogo più sicuro del capoluogo piemontese, dal '43 preso di mira dai bombardamenti.
Inizia nel 1947 come apprendista nella bottega del padre restauratore di quadri, con cui collabora fino al 1958: è qui che egli viene in contatto con la tradizione pittorica occidentale, l'arte medievale e rinascimentale. A soli quattordici anni, spinto dal padre, realizza la sua prima opera, un autoritratto purtroppo perduto.
A vent'anni, spinto dalla madre, si iscrive alla prima scuola di grafica pubblicitaria in Italia, appena aperta a Torino e diretta da Armando Testa, e dopo un anno apre un'agenzia di advertising, condotta da lui stesso fino al 1958. La pubblicità influenzerà le sue prime ricerche. Già in questi anni inizia la sua attività creativa nel campo della pittura che si esprime anche attraverso numerosi autoritratti, su tele preparate con imprimitura metallica e successivamente su superfici di acciaio lucidato a specchio.
La frequentazione di luoghi espositivi torinesi, come la Galleria Notizie di Luciano Pistoi, la Galleria La bussola, il Centro Internazionale di Ricerche Estetiche e il Museo Civico, dove il critico Luigi Carluccio aveva curato una seria di mostre focalizzate sul confronto fra Italia e Francia, con artisti quali Georges Mathieu e Hans Hartung, insieme al contatto con le opere di Lucio Fontana, viste a Torino alla rassegna "Arte in vetrina", lo conducono ad una riflessione sull'arte contemporanea, sulla contrapposizione fra astratto e figurativo.
Espone la sua prima opera, un autoritratto, nel 1955 al Circolo degli Artisti di Torino.
Le opere della sua prima fase sono per lo più autoritratti, con cui connette vita e rappresentazione. All'inizio, come in Autoritratto oro o Autoritratto argento del 1960, la figura si presenta immobile e senza situazione, poi viene inserita in un contesto.
L'artista tenta di annullare il tempo e contemporaneamente rappresentare il suo scorrere. Nel 1959 partecipa alla Biennale di San Marino e l'anno successivo espone in una personale alla Galleria Galatea di Torino.
Nel 1961 cerca di tenere insieme la dimensione del presente e del divenire, in Il Presente, in acrilico e vernice plastica su tela: lo sfondo nero e lucido è insieme "tutto" - l'immagine che si produce di continuo nel riflesso - e "nulla" - il nero. «L’ausilio degli specchi nelle opere di Pistoletto rappresenta la volontà dell’artista di sfruttare la terza dimensione, lo spazio, e soprattutto il tempo». Le opere specchianti raddoppiano il mondo, lo contengono e vi sono contenute. Nel 1962 Il Presente fu esposta alla Società Promotrice di Belle Arti di Torino.
Nel 1962 Pistoletto realizza i primi "quadri specchianti" come Autoritratto in cui applica la fotografia di una figura riprodotta su velina fotografica dipinta, ad una superficie in acciaio inox lucidata a specchio, che riproduce e registra incessantemente il presente. Lo specchio è lo strumento che riproduce senza sosta la banalità del "quotidiano", in "presa diretta".
Tra il 1962 e il 1966 i soggetti dei "quadri specchianti" vengono tagliati e immobilizzati in un'istantanea, in un'atmosfera di sospensione ancora più accentuata. Nel 1963, anno in cui espone per la seconda volta alla Galleria Galatea, viene erroneamente accostato da Ileana Sonnabend ad artisti pop come Jasper Johns, Robert Rauschenberg, Roy Lichtenstein e Andy Warhol. In Pistoletto manca, però, sempre, l'identificazione fra arte ed oggetti di consumo e merci, che si trova nella Pop Art americana e la rimozione della mano dell'artista tipica, ad esempio, di Warhol.
Nel 1964 si colloca il passaggio dai Quadri specchianti ai Plexiglass, lastre di resina trasparente su cui l'artista dipinge o riporta fotografie di oggetti già utilizzati nei primi lavori, che lasciano intravedere la superficie su cui poggiano. La luce incontra il vuoto dell'opera e il pieno della realtà, dell'ambiente. La distinzione fra immagine e realtà si rende ambigua, gli oggetti rappresentati si trasformano in oggetti reali, che si relazionano con lo scorrere del tempo ed il mutare delle cose.
«I lavori che faccio sono oggetti attraverso i quali io mi libero di qualcosa - non sono costruzioni ma liberazioni - io non li considero oggetti in più ma oggetti in meno, nel senso che portano con sé un'esperienza percettiva definitivamente esternata»

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