Artista: Massimo Taparelli, Marquess Of Azeglio
Tamaño: 202 x 149 cm
Museo: Galleria Civica di Arte Moderna e Contemporanea Torino (Torino, Italy)
Técnica: Aceite Sobre Lienzo
En più di un’occasione Massimo d’Azeglio accenna alla laboriosa gestazione de «La morte del conte Josselin de Montmorency», un dipinto che con il passare degli anni sarà ricordato e celebrato dalla critica come primo esempio di “paesaggio istoriato” e vera e propria «pietra miliare del suo artístico» Il primo riferimento all’opera è in una lettera inviata da Roma al fratello Roberto il 25 gennaio 1824: «Ora sto facendo un soggetto delle Croisades preso da M.me Cottin: la morte di Montmorency. Ci faticherò, ci spenderò, e poi sarà come dell’altro; non importa. Ci vuole coraggio e costanza [...]» (D’AZEGLIO, 1987, I, p. 13). Il 15 novembre 1824 torna sull’argomento aggiornando la madre Cristina sul faticoso procedere del lavoro (ibid., p. 22) e a distanza di molti anni rievoca la genesi del dipinto en un passo giustamente famoso de I miei ricordi: «L’inverno del ’25 lo passai lavorando a tut. Ormai mi trovavo ad avere un discreto capitale di studio, e di studi dal vero; mi sembrava di poter affrontare le grandi difficoltà senza troppa presunzione, e mi misi in animo di fare qualche opera grande (nel senso della dimensione, s’intende) e di genere un po’ nuovo. La scuola fiamminga-olandese, che regnava allora in Roma, non popolava i suoi quadri d’altro che di pastori e bestiami. Io chiamai in mio soccorso una colonia di paladini, cavalieri e donzelle erranti. In letteratura non era una novità; nella pittura di paese lo era.» (D’AZEGLIO, 1971, p. 313). La disinvoltura del racconto, che prosegue con il vivace resoconto dell’ideazione del dipinto e della sua lusinghiera accoglienza a Torino nell’estate del 1825, non maschera la convinzione con cui l’ormai anziano d’Azeglio ribadisce il valore e la novità delle Con il «Montmorency» e ancor prima con il «Passo delle Termopili» (1823) egli aveva, infatti, saputo mettere a frutto il «capitale» costituito dalla mole di studi e appunti visivi realizzati dal vero nei primi anni del suo soggiorno romano, ma soprattuto útil Il soggetto medioevale del quadro è tratto, non a caso, da un romanzo di successo che ebbe anche varie versioni teatrali: il Malek Adel della scrittrice francese Marie Cottin, pubblicato nel 1805 e tradotto in italiano a Firenze nel 1823 col titolo Matilde ossia memorie tratte La vicenda ha per sfondo la Crociata del 1187 e per protagonista la bella Matilde, sorella del re Riccardo d’Inghilterra. Assalita dai saraceni mentre si trova in Terrasanta, la donna è soccorsa dal paladino cristiano Josselin de Montmorency che nello scontro perde però la vita. le prime idee quinta per il dipinto risalgono al 1818-1819, come dimostrano alcuni schizzi contenuti nei taccuini conservati presso la GAM (alb. 6, f. 19v. e alb. 14, f. 37), ma d’Azeglio giunge alla definizione dell’immagine solitario gradual Altre due versioni dell’opera sono conservate en collezione privata.
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