Quarrel – (Astolfo Maria Cicerano) Precedente Successivo


Artista:

Formato: 255 x 202 cm

Museo: Fondazione Cariplo (Milan, Italy)

Temi: Olio Su Tela

Mario de Maria, padre di Astolfo e artista, conosciuto dal suo pseudonimo di Marius Pictor, commentando il Ritratto di Vittore Grubicy (1921-22, in precedenza nella collezione Toscanini) esposto alla Biennale di Venezia nel 1922, sintetizza in modo così illuminante la pittura moderna e visionaria di suo figlio, che avrebbe raggiunto risultati ancora più estremi nel Quarrel: “Ricorda Michelangelo e Albrecht Dürer [...]. Oltre alla vitalità, rimane, per vedere e ricordare, anche il senso del bene e del male, il bene, ma più di tutto il senso del diabolico, come in Mosè di Michelangelo, come negli apostoli di Dürer, come nel Santoni dei Frari di Venezia di Giovanni Bellini. La vita tumultuosa che è dipinta in questa tela da Astolfo, promette un [...] futuro geniale!” Contrariamente ai desideri di Mario de Maria, la produzione pittorica di Astolfo non ottenne facilmente il favore dei critici, solo catturando la loro attenzione dagli anni Trenta e dominando la scena artistica veneziana solo durante il prossimo decennio. Confermando questo controverso rapporto con il mondo artistico ufficiale sono stati gli eventi che circondano la mostra di Quarrel, inviata alla Biennale di Venezia nel 1926, è stata respinta e, quindi, presentata nella XVII Esposizione dell’Opera Bevilacqua La Masa, tenuta al Lido di Venezia nell’ottobre dello stesso anno. La prima idea del soggetto è tracciabile alcuni schizzi, della collezione De Maria, in cui alcuni personaggi discutono animatamente, si inseguono lungo un ponte, vicino al Canale della Giudecca. È un momento di vita comune, quasi una scena di genere, disegnata con una linea asciutta e incisiva che fa pensare a uno studio dalla vita, ma allo stesso tempo ricorda l'ironia corrosiva di Baruffe chizzotte di Carlo Goldoni. Forsando ogni intento narrativo, la versione definitiva del lavoro, carica di uno spirito caustico e mordente, mostra strette somiglianze con la ricerca coevale della Neue Sachlichkeit. I suoi viaggi europei dall'adolescenza, le frequentazioni internazionali presso la casa del padre e l'origine tedesca di sua madre, Emilie Voigt, hanno dovuto dare un contributo critico per orientare le scelte artistiche del pittore verso una cultura nordica che aveva trovato a Venezia, in quegli anni, piena accettazione. Le figure distorte dalla rabbia, i volti incerti e gelosi del Quarrel richiamano i personaggi di Otto Dix, George Grosz e Georg Scholz, anche nel realismo incondizionato con cui il pittore fa emergere ogni dettaglio della scena. I gesti esasperati delle donne e i volti deformati dalla rabbia si trovano anche nelle opere dei primi anni Venti di Bortolo Sacchi e Cagnaccio di San Pietro, anche molto attenti alle istanze più innovative della cultura tedesca e alla grande tradizione della pittura settentrionale. Il Quarrel, denso di citazioni dagli affreschi eseguiti dal pittore in collaborazione con Guido Cadorin e Bortolo Sacchis per la chiesa di Colle San Martino (1921) e quello di Moriago della Battaglia (1925), propone una sintesi della ricerca artistica del tempo e allo stesso tempo la porta all'estremo in una scena molto agitata, costruita su ritmi diagonali dinamici, in un gioco di paralleli e divergenze di luce, che si dispiega sulla laguna.

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