Une table qui aiguisera votre appétit – le poids poli – (Francisco Tropa) Precedente Successivo


Artista:

Data: 2003

Formato: 5 x 485 cm

Museo: Culturgest - Fundação Caixa Geral de Depósitos (Lisboa, Portugal)

Temi: Piastra Di Ferro

AS IF IT WERE POSSIBLELet immaginiamo che non c'era ancora arte, né collezionisti, né critici, né sponsor, né musei, né gallerie. Immaginate un prima dell'arte, un tempo in cui le immagini e gli oggetti avevano un'intensità magica, e ispirate paura o risate, stupore o desiderio. E' questo il problema con cui lavora Francisco Tropa. Le sue opere sono evocazioni di momenti, storie o situazioni, normalmente di momenti fondanti o di quelli che possiedono un valore unico – che appartengono allo straordinario. Tropa investe enorme sforzo nella preparazione e cerca rigore estremo, producendo immagini potenti e senza tempo che creano situazioni molto allegoriche che sembrano usare un linguaggio dimenticato di forma, ma che richiedono allo spettatore di avere una rete infinita di interpretazione per trovare un significato che è sempre nascosto, sempre al di là di quello che vediamo. Eppure non è mai così: molto l'opposto, quello che vediamo e l'odore che sentiamo sono la questione della loro fabbricazione estremamente fine – che, infatti, è chiaramente indicato nel titolo massonico di queste opere genericamente intitolato A assembleia de Euclides. Lo scheletro che è metà ricoperto di paglia, o il cranio di bronzo esposto all'interno di una parte dello stampo parlano di scultura, corpo e morte. La scultura nasce dalla necessità di evocare gli assenti, quelli che muoiono; per questo motivo la scultura è intimamente legata agli oggetti funerei o, più tardi, alla volontà di perpetuare l’immagine di qualcuno tra i vivi, sia all’interno di un monumento, nella città o all’interno della casa. Anche per questo motivo, la scultura ha bisogno di plinti, che tolgono gli oggetti dal contatto con la forza della gravità, isolandoli dal terreno, un destino inevitabile della peribilità umana. Molte delle metafore più presenti e potenti della condizione umana hanno a che fare con il frustrato tentativo di sfuggire alla gravità – come il mito di Icaro – o alla caduta come destino umano – come l'idea della caduta di un angelo, o la caduta nel peccato. Essendo consapevole di questa origine della scultura, Francisco Tropa ha sviluppato una serie di opere che utilizzano lo scheletro come punto di partenza per la scultura di un corpo, quindi per coprire le ossa con argilla, paglia o suolo, invocando i primi processi di trovare la stabilità dell'argilla attraverso la cottura. Lo stampo (uno dei processi tradizionali della scultura, come la cavizzazione e il collegamento) è qui presentato intorno all'oggetto che produce, come il corpo che ricopre lo scheletro, ma con la sua funzione invertita. La vetrina è come un caschetto in cui la scultura del corpo, lo scheletro rivestito in una copertura fragile e arcaica, incontra ancora una volta la verticalità scultorea e umana. Queste opere ovviamente non intendono essere repliche di oggetti di culto. Sono operazioni astute sulla capacità di trasfigurazione trovata nel processo artistico, che è una macchina per convertire alcune cose in altri, per cambiare lo stato e il simbolo di ciò che stiamo guardando. Sono oggetti teatrali che ci fanno cercare di trovare quella condizione precedente e per un breve momento vivono un'emozione di scoperta. Come se fosse possibile. Delfim Sardo

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