Artista: Júlia Ventura
Data: 1984
Formato: 85 x 65 cm
Museo: Culturgest - Fundação Caixa Geral de Depósitos (Lisboa, Portugal)
Temi: Fotografia
MICROFICAZIONEJúlia Il lavoro di Ventura, in cui usa spesso l'auto-depizione, si occupa di questioni di identità. Il suo volto appare su diversi supporti; sia in serie di immagini che narrano microfissioni, sia in modelli che coprono vaste aree di carta da parati (in un'allusione al lavoro di Andy Warhol) e atmosfere saturate costruite. A volte non è più il volto che occupa il processo di rappresentazione, ma la ripetizione dell'impressione digitale su pannelli, o pareti di copertura, o il soggetto dell'immagine è enormemente ingrandito. In molti di questi casi, Júlia Ventura parla di identità, della sua rappresentazione e del campo dell'erotismo che copre la possibilità che un corpo sia esposto e raccontare una storia o creare una situazione dalla sua esposizione. La serie di immagini appartenenti al Colecção da Caixa Geral de Depósitos fa parte di una serie di opere di ulteriore indietro nella sua carriera e che coinvolgono invariabilmente l'uso di una serie di immagini che formano un dramma. I personaggi di questi drammi sono decontestualizzati, non essendo mai chiaro quale sia la natura del ruolo che svolgono, né la narrazione che stanno servendo. Sono come i resti di un film, chiusure esclusive che non danno alcuna indicazione dello spazio o del tempo, con i prop ridotti al minimo e tutta l'attenzione focalizzata sul viso. Quindi è un lavoro esecutivo nel senso più rappresentativo, in cui costruisce personaggi che attivano piccole trame senza una sequenza definita – che, infatti, è chiaro attraverso l'assenza di un ordine stabilito per loro da assemblare. Nell'analisi finale, il focus di questo lavoro si trova nell'immagine di un volto metamorfico che contiene sempre una versione di una storia femminile sconosciuta. In questa costellazione c'è una mappa di una sensibilità sul bordo dell'equilibrio e dell'identità. Delfim Sardo
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