Lo Studio – (Milo Milunović) Precedente Successivo


Artista:

Data: 1936

Formato: 81 x 100 cm

Museo: The Pavle Beljanski Memorial Collection (Novi Sad, Serbia)

Temi: Olio Su Tela

Milunović raramente firmò i suoi dipinti e li usciva ancora meno spesso. Il dipinto Nello Studio, firmato ma non datato, appartiene al periodo del suo ritorno finale a Belgrado. Tuttavia, secondo il suo motivo, non è uno dei suoi dipinti tipici di quel periodo. L'atmosfera del suo studio ha trovato la sua strada sulle sue tele ancora una volta, con treppiede di uno scultore, un torso di gesso, una scatola di vernice, un cavalletto. A differenza della serie di nature morte dipinse intorno al 1930, quando rappresentavano solo un frammento, il suo nook preferito all'interno, qui lo spazio si apre, perdendo il suo tono intimistico. Milunović ha utilizzato gli accessori di cui sopra come elementi della costruzione spaziale della pittura e i loro contorni orizzontali in contrasto con la sua figura seduta delineata in una serie di curve. Anche se è ovvio chi è rappresentato dall’uomo seduto davanti al cavalletto, al centro del dipinto, è altrettanto ovvio che questo non è l’autoritratto dell’artista. Il volto del dipinto, parzialmente oscurato dall'ampio bordo del cappello scuro è stato reso solo superficialmente come tutti gli altri dettagli. Gli occhi del pittore sono infatti rivolti verso il dettaglio più leggero in tutta la composizione – il panno bianco per pulirsi le mani. Il resto del dipinto differisce dalla figura nera e bianca con il panno in colori unici dove le tonalità di seppia sono coperte da applicazioni “sporche” di una tonalità viola-bluishgreen chiaro, applicato in pennellate apparentemente completamente disorganizzate. Il pittore ha così ottenuto un'analisi della superficie dipinta attraverso toni, mezzotoni, disegni e ombre, cambiando anche la sensazione ottica, a seconda degli elementi utilizzati e della superficie del dipinto. Milunović dipinse questo capolavoro utilizzando pura tecnica visiva, senza narrazione “come Baudelaire, che poteva, mettendo una parola, dare all’intero versetto e all’intera frase una misteriosa fragranza come se bruciasse l’incenso. ”

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