Artista: Natalia Revilla
Data: 2016
Museo: Inter-American Development Bank (Washington, United States)
Temi: Carta
Per l'artista peruviana Natalia Revilla, un materiale semplice come un foglio di carta bianca le permette di sviluppare una poetica di vacuità, assenza e perdita. Ogni sua serie si basa su una tecnica diversa, come goffratura, taglio e bruciore. Il principio fondamentale delle arti visive che divide il campo pittorico tra spazio negativo e positivo serve come metafora per riesaminare l'impatto sociale della violenza all'interno della memoria collettiva e personale. Le incisioni e le ustioni che Revilla fa sul giornale, come interventi sui suoi disegni, intercettano il linguaggio figurativo e grafico delle immagini documentarie per trasmettere la perdita e la violenza che essi, come immagini, nascondono naturalmente. Da un primo periodo in cui l'artista ha sperimentato varie tecniche ed effetti che producono la fessura, nella sua serie Twenty Words, l'incarnazione è emersa come un nuovo trattamento della carta che ha rivelato la sua dimensione scultorea. In queste opere, l'artista riflette su come la superficie piana di un foglio bianco di carta sia implicata in forme lineari e matematiche di rappresentazione. Simultaneamente un materiale fragile e malleabile, la tecnica di goffratura utilizzata nel suo lavoro trasforma la carta in una zona di riconciliazione tra presenza e assenza. Il tocco umano perso nel documentario parla anche dei danni ambientali causati dal logging indiscriminato, un'azione strettamente legata alla riproduzione delle immagini.
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