Artista: Nikias Skapinakis
Data: 1988
Formato: 250 x 175 cm
Museo: Culturgest - Fundação Caixa Geral de Depósitos (Lisboa, Portugal)
Temi: Olio Su Tela
IMAGE E RECOGNITIONNikias La pittura di Skapinakis è l'esempio più chiaro in Portogallo di un pittore che attraversa mezzo secolo di pittura ed è sempre in grado di trovare la natura specifica di ogni immagine in un dialogo con il flusso delle sue metamorfosi. Il suo riferimento più noto è forse il suo rapporto con l'arte pop, che è presente nella planarità quasi tipografica dei suoi piani vibranti, così come nella sensualità delle donne che ha rappresentato. Si potrebbe anche parlare di Matisse e della predominazione di una forma che nasce dal disegno e poi diventa un campo cromatico. Ma il suo percorso è più complesso, coprendo uno spettro molto più ampio di procedure, che vanno dalla riduzione della tavolozza alla fine degli anni ottanta alla frammentata esplosione dei flussi di forme nei paesaggi che ha dipinto prima di questo, alla malinconia dei ritratti che hanno segnato molti dei dibattiti intorno al suo percorso – attraverso il femminismo che hanno dimostrato – negli anni Settanta. Il lavoro di Skapinakis è un dipinto che è molto consapevole dei propri processi, e sembra in qualche modo provenire dalla polemica iniziata nel 1958 in una famosa conferenza dove equated il ritorno della figurazione come inevitabilità della consacrazione del modernismo. La pittura di Skapinakis è forse l’unico esempio in Portogallo di un artista che consapevolmente pensa la pittura come un’immagine, e allo stesso tempo produce un’opera che riflette sulle proprie condizioni di vitalità – che non significa che sia meta-painting, ma un “painting nella prima persona” che sta permanentemente indulgendo nell’autoanalisi. In questo senso Skapinakis nel tempo costruì un puzzle intorno alla procedura di pittura come immagine, ma non svalutava mai la convinzione che un'immagine è sempre rivolta ad un'altra e quindi al riconoscimento; e che è in questo riconoscimento che la sua specificità è giocata, così come la sua capacità di rimanere come campo adatto e insostituibile, oltre la portata della fotografia e le tecnologie di imaging che hanno attraversato questo ultimo mezzo secolo. Delfim Sardo
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