Artista: Pascale Marthine Tayou
Data: 1996
Formato: 83 x 58 cm
Temi: Disegno
Pascale Marthine Tayou (nata nel 1967 in Camerun) è difficile da classificare. Si diede due nomi di Pascale e Marthine che femminò. Studiò legge, sperando che avrebbe portato ad una sorta di purezza, ma fuggì dalla professione quando si rese conto che il sistema era corrotto. Poi si voltò all’arte, nonostante la sua suspicisione che “non esisteva”. L’opera di Tayou si basa sulla premessa che l’arte non può essere separata dalla vita. Le sue installazioni site-specific riciclano ogni tipo di materiale, oggetto e immagine per testimoniare la circolazione continua delle persone in tutto il mondo, la loro storia personale e la loro cultura. Si riferisce a questi progetti come “lavori collettivi”, il risultato di quello che egli nota, di quello che gli accade nella vita quotidiana, una somma totale di viaggi, incontri, energia, possibilità e spontaneità. Tayou ha commentato: “Lascio agli altri la possibilità di dire tutto. Per me l’arte è solo un semplice vettore di comunicazione”. A metà degli anni novanta, gran parte del lavoro di Tayou si basava sul disegno. Nel 1995 ha creato una serie estesa di schizzi, a partire da una sequenza basata su Das Kapital. Usando gesso, penne colorate di punta in feltro, penne di inchiostro e di sfera sul retro di manifesti riciclati, Tayou ha eseguito queste opere molto rapidamente, in mano libera, quasi meccanicamente. Senza mai fermarsi, pensare o guardare indietro, Tayou poteva vedere tutto solo una volta finito. Anche se sembrano senza forma e fuori controllo, visti insieme sono come una serie di reti dinamiche interconnesse che sono state infiltrate da una forma di energia che cerca di smantellarli. Come ha dichiarato Tayou, “Quando ero giovane, ho scritto e ho disegnato. È stato il mio modo di ribellarsi.”Più recentemente ha usato un metodo simile per creare opere site-specific e installazioni video. Le parole e il ritmo dei suoi testi, gli oggetti riciclati che egli letteralmente inchioda a cornici e striature intorno agli spazi espositivi, il filmato incidentale e mirato raccolto dalla sua videocamera, riguardano la stessa intensità sia il male che la grazia del mondo che condividiamo.
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