Artista: Prashant Kishor Pandey
Museo: Kochi-Muziris Biennale (Kochi, India)
Temi: Acciaio
Prashant Pandey proviene da una famiglia di scultori di marmo a Jaipur che praticano l'arte per almeno quattro generazioni consecutive. Ma in netto contrasto con questa tradizione di chipping via a pietra per creare (sacro) statue di dei e dee, Pandey lavora con quello che viene scartato e spesso in modo ostensibile ‘impuro’. È noto per il riciclaggio di oggetti che sono passati il loro valore d'uso - dall'esplosione di marmo e pezzi di catrame ai rifiuti viscerale come l'urina, il sudore e il sangue - per creare opere d'arte che mettono in discussione nozioni culturali di utilità e rifiuti. La seducente traslucenza rossa di questa scultura dà modo di scioccare l'incontro con gli oggetti da cui deriva il suo colore–10.000 scivoli scartati di sangue contenenti sangue prelevati da un gran numero di persone tra cui l'artista. Nella creazione di una somiglianza di una delle materie prime più preziose del mondo in diapositive di sangue che sono disposti come mattoni, Pandey crea una giustapposizione che evoca molteplici connessioni tra denaro, violenza e mortalità. Il lavoro agisce come un'interruzione inquietante, forzando un confronto con la pura corporeità della nostra esistenza. Come sottolinea Pandey, la parola sanscrita “Artha” si riferisce sia alla ricerca della ricchezza materiale che alla ricerca del significato. Secondo lui, il lavoro cerca di ricordare i sacrifici fatti nel corso della colonizzazione e della ricerca di terra, potere e ricchezza, e pone domande sul “prezzo del progresso e il rapporto tra beni mondani e lo scopo della vita”.
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