Filosofo (Masto Ciccio) – (Vincenzo Gemito) Precedente Successivo


Artista:

Formato: 48 x 40 cm

Museo: Fondazione Cariplo (Milan, Italy)

Temi: Acquerelli

L’opera in tempera, datata 1917, aveva appiccato nello studio dello scultore per lungo tempo, come attestato da una fotografia datata 11 maggio 1926, in cui si può vedere dietro Gemito mentre lavora su un ritratto in terracotta del giovane drammaturgo Raffaele Viviani (1926, Napoli, Museo di San Martino). Pubblicato come Filosofo (Masto Ciccio) nel 1944, l'opera fu successivamente indicata da Anita Gemito (lettera ai Cariplo, Milano, 8 giugno 1954) come San Paolo. Il dipinto è stato esposto al Palazzo Reale di Napoli nel 1953 durante le celebrazioni per il primo centenario della nascita dello scultore (che ha iniziato l’anno precedente). Nel 1863, dopo la morte del marito, Giuseppina Baratta, madre adottiva di Vincenzo Gemito, sposò un operaio edile di nome Francesco Jadiciccio e affettuosamente conosciuto come Masto Ciccio. Jadiciccio lavorò come assistente dell'artista nella fonderia e divenne presto il suo modello preferito, ripetutamente ritratte in numerosi disegni e studi per le sculture del 1860 fino alla sua morte intorno al 1918. I disegni altamente naturalistici dei primi anni hanno dato luogo a studi di vita che a volte sono stati sviluppati, come in questo caso, in interpretazioni allegoriche o religiose del soggetto, trasformati come richiesto in un profeta, un filosofo o un patriarca biblico. La versione Cariplo mostra Masto Ciccio nel profilo con la sua faccia gaunt, la brocca ampia e solcata, i capelli lunghi e la barba fluente ora bianca con l'età. Le stesse caratteristiche fisiologiche ricompaiono negli autoritratti di Gemito negli ultimi quindici anni della sua vita, attestando così il duraturo successo iconografico della sua rappresentazione di soggetti storici e religiosi. Le strette somiglianze con Profeta (Masto Ciccio) (Intesa San Paolo Collection, già nella collezione di Gabriele Consolazio), leggermente più piccole ma ancora del 1917, sembrano suggerire che le due opere in tempera fossero pendenti. Con minime variazioni, entrambe le opere condividono lo stesso layout, la stessa posa nel profilo, e soprattutto la stessa meticolosa resa dell'anatomia e estrema precisione nella rappresentazione realistica dei dettagli del viso e delle vene e dei tendini delle mani, qui si clasped insieme sul retro di un libro. In queste opere mature, che includono anche Masto Ciccio come Profeta (1914, collezione privata) e Ritratto di Masto Ciccio (Inverno) (1913, collezione privata), Gemito raggiunge la completa padronanza tecnica della tempera e dell'acquerello, liberamente mescolati a tocchi di piombo bianco e colpi rapidi in matita e carbone. Nel primo e secondo decennio del XX secolo, dopo il recupero dalla malattia mentale che lo colpì nel 1887, lo scultore si specializzò in disegni che si dimostrarono così riusciti sia commercialmente che con critici che si riferiva in una lettera del 1916 a sua figlia Giuseppina come il principale disegnatore dell'epoca.

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