Artista: Giovanni Di Niccolò De Luteri
Data: 1530
Formato: 74 x 57 cm
Museo: National Gallery of Victoria (Melbourne, Australia)
Temi: Olio Su Tavola
Questo ritratto era stato precedentemente considerato quello di un giovane uomo. Questo è in gran parte a causa del pugnale che si tiene nelle mani della sitter e la convinzione che nessun singolo ritratto rinascimentale italiano di una donna abbia mai mostrato la sitter che tiene un'arma. Tuttavia, alcuni aspetti del dipinto indicano che la babysitter è effettivamente una donna. Il cespuglio mirto e i fiori dietro il lettino significano la dea romana di amore e bellezza, Venere, simbolo senza tempo di bellezza femminile. Myrtle era un emblema comunemente usato di Venere nella pittura italiana dalla metà del XV secolo e all'inizio del XVI secolo. L’iscrizione latina sul cartellino di fronte al letto legge “Brighter è la virtù regnante in questo bellissimo corpo”, un adattamento di due linee dell’Eneide di Virgilio – un testo venerato nel Rinascimento Ferrara. Nel corso del XV secolo e XVI secolo l'accoppiamento dei temi della Virtù e della Bellezza si riferisce in modo schiacciante alle donne e alla bellezza femminile, e alcuni dei ritratti più famosi del tempo contengono iscrizioni in latino intrecciando questi temi. In pittura narrativa rinascimentale l'immagine di una donna che tiene un pugnale si riferisce all'antica eroina romana, Lucretia. Lucretia ha preso la sua vita immergendo un pugnale nel suo petto per vendicare il disonesto portato su di lei da un nobile. Il suo sacrificio portò alla creazione della repubblica romana. Durante il Rinascimento, Lucretia fu venerata come l'icona più popolare della virtù femminile. Pertanto, il pugnale può essere interpretato come un simbolo visivo relativo alla Virtù dell'iscrizione. I simboli che indicano il nome della sitter sono stati anche dispositivi popolari in questa epoca, quindi si può anche presumere che la donna nel ritratto si chiama Lucretia. Dato che il ritratto ha le caratteristiche dei dipinti realizzati a Ferrara intorno al 1520, c'è solo un probabile candidato: Lucrezia Borgia, la duchessa di Ferrara. I ritratti di donne in questo momento erano rari, e solo le donne di nobiltà avrebbero un ritratto fatto in loro onore. Lucrezia fu oggetto di numerosi confronti con Venere e l’antica Lucrezia dei più rinomati poeti umanisti italiani, tra cui Pietro Bembo e Ariosto. Venus fu inoltre utilizzato come emblema della famiglia Borgia. La storia ci ha lasciato solo un’immagine affidabile del volto di Lucrezia: una medaglia di ritratto in bronzo, realizzata nel 1502. Il suo profilo rivela un naso, mento e labbra molto vicino in forma e proporzione al ritratto dipinto. Questa somiglianza e i numerosi riferimenti specifici a Lucrezia e al Rinascimento Ferrara presentano un argomento convincente che questo ritratto è infatti della famosa duchessa di quella città. Il ritratto è molto probabilmente postumo. Testo di Carl Villis © National Gallery of Victoria, Australia
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