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Senza titolo - João António Da Silva Palolo | Wikioo.org – L'Enciclopedia delle Belle Arti

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Artista:

Data: 1988

Formato: 89 x 232 cm

Museo: Culturgest - Fundação Caixa Geral de Depósitos (Lisboa, Portugal)

Temi: Acrilico Su Tela

SKINDEEP Negli anni Sessanta la città portoghese di Évora era un punto di incontro per un gruppo di giovanissimi artisti che erano molto consapevoli dell'arte del loro tempo e cercavano nuovi percorsi tra i tanti aperti tra arte pop e psichedelica, nuove direzioni tra figurazione e astrazione. Questi giovani artisti, che aprivano le porte per una seconda generazione composta da José Carvalho e José Conduto, erano Joaquim Bravo, Álvaro Lapa e António Palolo. António Palolo iniziò la sua carriera molto presto, all'età di sedici anni, e tenne la sua prima personale nella Galeria 111 a Lisbona nel 1964 all'età di diciotto anni. Questo aspetto precocissimo era molto comune negli artisti della sua generazione: Fernando Calhau iniziò a diciott'anni e Vítor Pomar a sedici anni. I lavori nei primi anni di Palolo hanno già mostrato l’attenzione sulla struttura della superficie in composizioni che si avvicinano al pop – o meglio, alla versione di pop che conosceva attraverso la mediazione di António Areal, spesso in dialoghi ipotetici con Warhol o Rauschenberg. I suoi disegni erano linea e struttura piana, spesso con l'introduzione della calligrafia, che prefigurava la dicotomia che il suo lavoro pittorico avrebbe sempre avuto, coinvolgendo lunghi periodi di costruzioni geometriche – che poi ha lasciato il posto a grandi costruzioni formali, in reticoli o campi di colore – e poi altri, in cui la forma umana (o il corpo, in senso più ampio) era il suo soggetto. Alla fine sarebbe l'aspetto più geometrico che prevarrebbe nel suo lavoro nel suo insieme, anche perché sarebbe diventato il supporto per un lavoro più sottile sul colore, la trasparenza e l'epidermide della tela. Si trattava di una rara coniugazione in Portogallo, dove vengono scansionati esempi di sofisticati pittori di colore. Quella qualità di scintillante nel colore del dipinto nell’ultima fase della sua vita sembra dimostrare la tesi di Almada Negreiros che un grande pittore ottiene solo meglio col tempo. Il lavoro di Palolo alla fine degli anni Ottanta torna alle forme geometriche che erano state presenti negli anni Sessanta, ma aggiungono grande vigore a loro; sono costruite verso una progressiva secchezza, con una precisa, larga scala, mantenendo il dialogo con la storia della pittura dagli anni Cinquanta, con fiori di Pollock, Agnes Martin o, nella zona finale della sua opera, di Sean Scully o Brice Marden. Eppure questo aspetto colto del suo dipinto non è mai permesso affondare in una semplice rete di citazioni perché la sensibilità del lavoro cromatico e il velour della superficie (realizzato attraverso l'acrilico che attraversa un'emulsione di silicio) rende ogni pittura un momento esteticamente preciso. António Palolo era un pittore raro perché nella sua citazione di lavoro e di riferimento sono indiscernibili dalla definizione di una visione poetica del proprio. E questa non è una qualità teorica; è una pratica visibile. Delfim Sardo

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