Artista: Julião Manuel Tavares Sena Sarmento
Data: 1985
Formato: 198 x 199 cm
Museo: Culturgest - Fundação Caixa Geral de Depósitos (Lisboa, Portugal)
Temi: Acrilico Su Carta
FIBRILLATIONSAt all’inizio degli anni Novanta l’opera di Julião Sarmento ha attraversato una grande trasformazione dopo la mostra Dias de escuro e de luz, che ha tenuto presso la Galeria Luís Serpa di Lisbona. La profusa violenza delle sue opere negli anni ottanta ha dato il via a grandi campi bianchi su cui i personaggi femminili si muovono, eseguono atti misteriosi, manipolano oggetti taglienti e si nascondono. I dipinti sono coperti in uno strato bianco che è il supporto per i segni visibili di tutti gli stati di quei disegni su cui sono apparsi o scomparsi. Le tele bianche (come sono conosciute) sono palinsesti di quei gesti che sono come i segni del tempo, come ricordi che rimangono di donne che mettono in scena la loro domesticità, che si offrono. Le donne non hanno volti in nessuna di queste opere. Nessuno di loro ha la sua identita' violata dal suo volto che e' esposto. Infatti, non sono una donna o un'altra, ma esempi di una ricerca incessante attraverso la cartografia del desiderio, la violenza dello spazio tra loro e i mobili, loro e le ciotole, o i piedi, le mani, i tavoli, i coltelli, le dita (a volte amputate), il sesso, solo alleati. Così la pittura di Julião Sarmento contiene un lessico di immagini ripetute – e il carattere ripetitivo e ossessivo è un fattore essenziale nella tensione che le sue tele tengono e che vanno in fibrillazione, come un alone o un suono – un ronzio, per esempio – allo spettatore. In questo film fatto di inserti, montaggi e immagini che spesso vanno oltre i limiti della tela, c’è un cinema silenzioso ma vorace nel modo in cui cattura lo sguardo dello spettatore e lo lascia sospeso nell’arco, nella tensione che disegna. Siamo fissi nella nostra condizione come voyeurs, catturati nel web di ciò che ci viene dato di vedere, e lasciato inevitabilmente solo di fronte allo schermo in cui la tela è stata trasformata, in attesa della nostra proiezione. Delfim Sardo
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