Artista: Mathieu Kleyebe Abonnenc
Data: 2015
Museo: la Biennale di Venezia (Venice, Italy)
Temi: Suono
Mathieu Kleyebe AbonnencBorn in Guiana francese nel 1977. Vive e lavora a Metz, in Francia. Mathieu Kleyebe Abonnenc lavora all'interno del patrimonio coloniale e postcoloniale e al confine tra il lavoro dello storico, l'archivista, e il ricercatore per scomparire materiale dimenticato o poco visto. Si basa su un insieme di fatti importanti, a volte minori, storici e culturali, ma rende anche omaggio al lavoro di tali figure di tutela come il regista Sarah Maldodor (Préface à des fusils pour Banta [Foreword to Guns for Banta]) (2011), il filosofo Frantz Fanon (Orphelin de Fanon) (2012), o il musicista Julius Eastman (Songs for a Mad King2013)). Per la Biennale di Venezia, Abbonenc presenta il Settore IXB Prophylaxis of Sleeping Sickness, una finzione nutrita da diversi livelli di storie individuali e collettive. Il film presenta come punto di partenza una riflessione sull'appropriazione culturale e sugli usi, tra cui una colonna sonora degli archivi del Musee du quai Branly, Parigi, che porta lo spettatore alle vestigia della missione Dakar-Djibouti (1931-1933), una spedizione etnografica intrapresa dagli studiosi francesi per raccogliere dati sull'Africa e sui suoi manufatti culturali durante l'era coloniale. Filmato in parte al Musee Theodore-Monod d’art africain di Dakar e al Musee de l’Homme di Parigi (che era allora in costruzione), il protagonista, un giovane etnografo, decide di provare i farmaci prescritti durante la missione del 1931. Così facendo, sposta l'analisi razionale dei dati etnografici del XX secolo ad un'esperienza più emotiva, mettendo così in discussione la validità scientifica delle risorse raccolte. Durante la seconda metà del film, incontriamo il personaggio per le strade di Dakar, dove aveva iniziato a cercare la sua identità. Come nelle sue mostre a Parigi e a Basilea, Abonnenc risuona ancora una volta la musica vibrante e arrabbiata del Julius Eastman africano-americano (1940-1990), la cui trilogia Crazy Nigger (1979), Evil Nigger (1979), Gay Guerrilla (1980) – interpretata dal vivo da quattro pianisti nell’Arena della Biennale – rappresenta le origini della fusione tra improvvisazione, repertorio minimalista e musica pop.
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