Madame Récamier, Segundo David – (Rui Sanches) Precedente Successivo


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Data: 1989

Formato: 164 x 180 cm

Museo: Culturgest - Fundação Caixa Geral de Depósitos (Lisboa, Portugal)

Temi: Scultura

FORMAZIONE E AUSTERITÀ Signora Récamier segundo David è una scultura con un passato chiaramente definito indicato nel suo titolo: l'erede di un dipinto di David, risalente al 1800, di Jeanne-Françoise Julie Adélaïde Bernard Récamier, l'epitome di bellezza, raffinatezza letteraria e indipendenza intellettuale; in breve, la femme du monde che sopravvisse, nelle sue vicissitudini, la Rivoluzione e il Bonapartismo. Il ritratto di David (il pittore di Napoleone, una creatura dubbia e virtuosa) è venuto due anni prima del ritratto di Madame Récamier dipinto da Gérard e molto più a lungo prima delle versioni in pittura (nel 1957) e in scultura (dieci anni dopo) di Magritte, e anche era venuto prima La grande odalisque di Ingres. È un dipinto che segna un periodo, uno stile e un'ideologia. Madame Récamier si trova su un divan impero, indossando quella versione neoclassica di un vestito che diffonde la polmonite nella corte di Napoleone. La scultura di Rui Sanches è una conversione volumetrica e de-erotica del ritratto, con l'attenzione concentrata sulla comprensione del meccanismo compositivo della pittura, trasformata in una costruzione analitica, povera di materiali e neoclassica nella sua costruzione. Rui Sanches scelse un percorso molto curioso e strano per la sua scultura fin dagli anni ottanta; prese il neo-classicismo come suo campo di lavoro e trasformò il rigore della composizione in costruzione povera e strutturale, mettendo insieme un linguaggio scultoreo proveniente dalle avanguardie della prima metà del secolo e un interesse nel suo esatto opposto, il formalismo dell'universo neoclassico. Questa unione portò a una tesi sulla forma, una rilettura degli universi antietici che lo servirono come strumenti e materiale, una sintesi tra un'austerità di materiale (legno di pino, a volte la suprema ironia del bronzo dipinto bianco) e il riferimento napoleonico e imperiale dei suoi modelli. Questa duplicità aprirebbe un percorso ad un'opera che si muovesse sempre più verso una teoria della forma, poi ad una articolazione deliberata dei riferimenti storici attraverso una teoria del volume presa come componente essenziale della scultura. Delfim Sardo

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