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Latent Combustion #1, #2, #3, #4, #5 - Monica Bonvicini | Wikioo.org – L'Enciclopedia delle Belle Arti

Latent Combustion #1, #2, #3, #4, #5 – (Monica Bonvicini) Precedente Successivo


Artista:

Data: 2015

Museo: la Biennale di Venezia (Venice, Italy)

Temi: Acciaio

Monica BonviciniBorn a Venezia, Italia, nel 1965. Vive e lavora a Berlino, in Germania. È il rapporto tra architettura, potere e genere che guida il lavoro di Monica Bonvicini. È sia un giocatore internazionale esperto che un critico acuto dell'architettura e del mondo dell'arte. Nel suo lavoro decostruisce l'architettura moderna e postmoderna come riflesso di principi maschili di potere, dominio e esclusione. Lo fa, tuttavia, con un eccezionale senso dell'umorismo e un'estetica potente che attira e seduce gli spettatori mentre espongono il loro intrinseco nella politica dello sguardo. Le opere di Bonvicini, il discorso critico, lo stile industriale e le preoccupazioni subculturali, sono i suoi cantieri di pensiero. Bonvicini attrasse per la prima volta l'attenzione internazionale con il suo video Wallfucking (1995), in cui una donna nuda sembra copulare con una parete bianca vuota. In concept, questo video può essere inteso come risposta ad un commento dell’architetto decostruttivista Bernard Tschumi, che “l’architettura è l’atto erotico finale. Portatelo in eccesso.” Quasi dieci anni dopo, creò Don’t Miss A Sec (2004), un lavatoio pubblico murato in vetro temporaneamente installato su una strada affollata adiacente alla fiera dell’arte internazionale di Art Basel. Il vetro a senso unico ha permesso all'occupante di vedere fuori dall'interno, ma quelli esterni non potevano vedere dentro. Questo progetto ha attirato l'attenzione diffusa per essere un'intreccio penetrante alla scultura minimalista e allo zeitgeist. Mentre Bonvicini attira regolarmente l'attenzione con queste e altre opere, come le sue spettacolari sculture di luce e le sue installazioni a catena pesante, le sue opere su carta rivelano il lato umorismo dell'artista. I materiali preferiti per le sue opere scultoree sono catene fabbricate industrialmente, pelle nera, lattice, specchi, lampade e lampadine, tutto sottolineando un look fresco e fresco che si potrebbe trovare in un night club o in un bar sotterraneo. La sua ispirazione per queste opere deriva dalle sue visite ai sex club gay S&M, le visite che ha sperimentato come liberatorio perché in quelle località la sessualità e i suoi limiti sono radicalmente aperti all'interpretazione. In coppia con i suoi interessi nel surrealismo, nella letteratura psicoanalitica e nella musica, le sue visite a questi luoghi di incontro non convenzionali le hanno spinto a indagare su questioni di genere, pornografia e sadomasochismo, anche se da una prospettiva femminile. Nelle mani di Bonvicini, i materiali industriali sono utilizzati per creare una critica umoristica dei simboli del potere maschile. Alla 56a Biennale di Venezia, per esempio, presenta un nuovo lavoro scultoreo che comprende un gruppo di motoseghe in cemento (un materiale nuovo al suo lavoro), ricoperto da uno spesso strato di gomma liquida nera e appeso al soffitto da catene.

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