Anno di nascita: 1891
Anno di morte: 1952
Biografia:
Alberto Savinio, pseudonimo di Andrea Francesco Alberto de Chirico della rivista Les Soirées de Paris sotto tale nome.
Nel 1915 tornò in Italia insieme con il fratello Giorgio. Soggiornarono a Firenze e, arruolati nell'esercito italiano, furono destinati al 27º reggimento di fanteria a Ferrara, dove avevano già un contatto con il circolo artistico di Filippo de Pisis e Carlo Carrà. Nel 1916 per sottrarsi all'isolamento e alla noia della vita militare infittisce i rapporti con Giovanni Papini e Ardengo Soffici e inizia a collaborare a "La Voce" di Giuseppe De Robertis, dove appaiono a puntate i primi capitoli di Hermaphrodito. Nel 1917 venne inviato come interprete a Salonicco, sul fronte macedone.
Dopo la fine della prima guerra mondiale fu trasferito a Milano e dal 1923 si stabilì a Roma, dove già aveva pubblicato testi teoretici e narrativi, soprattutto in riviste come "Valori plastici" e "La Ronda". Nel 1924 fu tra i fondatori della "Compagnia del Teatro dell'Arte", diretta da Luigi Pirandello, per la quale scrisse (senza metterlo in scena) Capitano Ulisse.
Due anni dopo sposò Maria Morino, un'attrice della compagnia teatrale di Eleonora Duse, che era sorella di Jone Morino, e da cui ebbe Angelica (1928) e Ruggero (1934). Quest'ultimo ha seguito le orme del padre diventando un affermato pittore, mentre la sorella Angelica è stata una gallerista d'arte contemporanea a Roma, con la Galleria "Il Segno", di grande rilievo. La galleria continua tutt'oggi (2018) la sua attività condotta dalla figlia di Angelica, Francesca Antonini, che ne ha mutato in nome in "Francesca Antonini Contemporary Art". Nel 1927 si trasferì con la moglie a Parigi, dove si dedicò alla pittura.
Tornato definitivamente in Italia nel 1933, fu collaboratore del quotidiano "La Stampa" con una rubrica, “Torre di guardia” (1934-1940). Inoltre fu animatore delle riviste "Colonna" e "Il Broletto" (pubblicato a Como), che si occupavano anche di architettura. Dal 1934 si trasferì a Roma. Nel 1938, André Breton lo incluse (unico italiano) nell'Anthologie de l'humour noir. Nella capitale collaborò fra l'altro al settimanale Omnibus di Leo Longanesi, per cui scrisse nel 1939 un pezzo di satira sulla golosità di Leopardi (Il sorbetto di Leopardi) che gli costò le antipatie del regime.
A partire dal 1941 si avvicinò a Valentino Bompiani, suo editore di riferimento, entrando in un sodalizio di intellettuali che annoverava anche Corrado Alvaro, Massimo Bontempelli e Giacomo Debenedetti. Nell'autunno del 1943, avendo appreso che il suo nome era stato inserito in una lista di sospetti antifascisti, fu costretto a nascondersi.
Europeista convinto, alla fine del conflitto proseguì l'attività di critico culturale sulle colonne del Corriere della Sera, ottenendo il Premio Saint-Vincent per il giornalismo nel 1949.
Lavorò anche come drammaturgo e regista, scrivendo egli stesso opere e drammi per il teatro. Nel 1951 scrisse la "tragicommedia mimata e danzata" Vita dell'uomo, allegoria dell'esistenza umana su una musica ispirata allo stile di Schumann. Nel 1952 propose per il Maggio Musicale Fiorentino una celebre messinscena dell'Armida di Rossini con Maria Callas, curando anche scenografie e costumi.
Nel 1955, poco dopo la sua morte, gli viene dedicata una mostra retrospettiva nell'ambito della VII Quadriennale di Roma curata dal fratello, il pittore Giorgio de Chirico.
La sua arte si caratterizza per alcune tendenze particolari: il gusto del fantastico, dell'ignoto e della compenetrazione uomo-animale; lo smascheramento degli autoinganni e delle certezze borghesi; la tendenza alla parodia (specie di soggetti mitologici), all'ironia e al citazionismo. Queste ultime componenti lo differenziano in maniera decisiva dalle tonalità più radicali dell'avanguardia di primo Novecento. Si oppose per esempio al credo futurista della distruzione dei musei, o alla moda surrealista della scrittura automatica. Importante nella sua cultura fu il riferimento alla grecità classica, e per questo viene spesso definito "surrealista mediterraneo" (a differenza del surrealista "nordico" Landolfi).
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