Bernardino Poccetti

Bernardino Poccetti

Luogo di nascita: Florence

Anno di nascita: 1548

Anno di morte: 1612

Biografia:

Bernardino Poccetti, pseudonimo di Bernardo Barbatelli nelle osterie.
Fu un prolifico pittore di affreschi, attivo in Toscana, per lo più a Firenze, che lasciò invece poche e spesso qualitativamente inferiori opere a olio .
Nacque a Firenze nel "popolo" di San Pier Gattolino, figlio di Bartolomeo, pentolaio nativo di Marino presso San Gimignano . Rimasto orfano di padre in tenera età, quando la madre, monna Lucia, si risposò col tessitore di lino Pietro Ciardi, egli rimase a vivere con la nonna paterna in condizioni di povertà .
Compì il suo apprendistato nella bottega di Michele Tosini, il quale l'avrebbe preso come apprendista dopo essere rimasto colpito dal suo buon disegnare a carbone sul muro di una chiesa . Aveva circa sette anni. Tra gli aneddoti legati alla sua infanzia, uno ricorda come il maestro, "da cui fu sempre riguardato ed amato come figliolo" , gli avrebbe chiesto di copiare un occhio nel lasso di tempo in cui lui, Michele, eseguiva una pittura da sopra una scala di legno; Bernardino, invece di eseguire la richiesta, dipinse il pittore stesso, l'opera e la scala, con proporzioni così ben eseguite che stupì il maestro .
Più che allo stile tradizionale di Michele di Ridolfo del Ghirlandaio, Bernardino dovette interessarsi in quegli anni alle decorazioni che Giorgio Vasari e la sua numerosa bottega portavano avanti, tra il 1565 e il 1570 circa, dentro palazzo Vecchio, in particolare al Tesoretto e allo studiolo di Francesco I. I primi lavori dell'artista dovettero essere essenzialmente grottesche, genere allora molto in voga nel quale gli assistenti di Vasari (in particolare Cristofano Gherardi e il Poppi) andavano raggiungendo esiti particolarmente briosi e raffinati anche nel cantiere di palazzo Vecchio . Scrisse il Baldinucci che non sappiamo se il Poccetti fu spinto verso tale genere per inclinazione personale o per le buone prospettive di impiego; in ogni caso tale specializzazione giovanile influenzò anche la sua produzione figurata matura, all'insegna di un gusto spiccatamente decorativo e fastoso .
Si sposò con monna Lucrezia, nata nel 1560, dalla quale ebbe un figlio che morì da piccolo .
Nel 1570 si iscrisse nell'Accademia del Disegno, passo necessario per mettersi in proprio. Da quest'anno circa, fino grossomodo al 1580, l'artista si specializzò nella pittura di facciate, attività da cui gli derivarono i soprannomi "delle Facciate", "delle Grottesche" o "delle Muse". La sua prima opera documentata risale comunque al 1574, anno in cui aprì una bottega in via del Palagio (oggi il tratto più a ovest di via Ghibellina).
In questa iniziale attività di pittore di grottesche e di decoratore a graffito fu al seguito di Bernardo Buontalenti, col quale condivise gli studi di architettura e prospettiva. Fu così chiamato a decorare alcune facciate in palazzi progettati dal Buontalenti, compresa un'opera per l'amico e collega stesso, la facciata della sua casa in via Maggio, che doveva anche dare all'epoca un saggio delle proprie abilità, attirando la ricca committenza fiorentina . Dipinse inoltre la volta della grotta nel giardino di Boboli.
Di quell'epoca restano essenzialmente le sole facciate del palazzo di Bianca Cappello, in larga parte conservatasi miracolosamente nelle forme cinquecentesche, quella del Palazzo Benci e quella del palazzo Ramirez di Montalvo, mentre numerosi lavori sono da tempo perduti: oltre alla casa di Bernardo Buontalenti, la casa Pitti in via Santo Spirito, la casa Compagni in via del Parione, ecc.
Sempre il Baldinucci riportò come il Poccetti amasse inserire in quel periodo tra le grottesche figure di proporzioni più grandi, dimostrando già in queste fasi una vocazione per la pittura più ampiamente figurativa. In particolare, sulla facciata della casa di Niccolò Compagni (distrutta nel Seicento per far spazio al palazzo Corsini al Parione) dipinse Nove Muse che riscossero uno straordinario successo nell'ambiente fiorentino .
Negli anni 1579-1580 dovette essere incoraggiato a intraprendere un viaggio a Roma che, per quanto breve, fu di fondamentale importanza , tanto che al ritorno fu "tanto mutato da quel di prima", come scrisse il Baldinucci.
Alloggiato a casa Chigi, poté vedere direttamente gli affreschi di Raffaello e dei suoi allievi, che studiò con intenso accanimento: per non distrarsi si era chiuso a chiave nella stanza in cui alloggiava, ricevendo il cibo da una ruota . Riscoprendo il primo classicismo dell'Urbinate, si orientò verso un superamento dell'ultima maniera fiorentina e romana, ormai divenuta di sterile accademismo, inserendosi in una corrente "purista" che in quegli stessi anni contava già Santi di Tito, Mirabello Cavalori e Girolamo Macchietti .

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