Anno di nascita: 1930
Anno di morte: 2004
Biografia:
Dadamaino, pseudonimo di Edoarda Emilia Maino (Milano, 2 ottobre 1930 – Milano, 13 aprile 2004), è stata un'artista italiana che contribuì attivamente ai movimenti dell'avanguardia artistica milanese degli anni cinquanta con le sue ricerche geometrico-percettive.
Il 2 ottobre 1930 nasce a Milano Emilia Maino, figlia unica di Giovanni Maino, geometra per il Comune di Milano e per il Genio Civile, ed Erina Saporiti, casalinga. Durante i bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale la famiglia Maino sfolla a La Maddalena, frazione di Somma Lombardo (VA), dove vivevano i genitori di Erina Saporiti. La famiglia rimarrà a La Maddalena fino alla fine della guerra. Quando tornano a Milano, in via Vespri Siciliani 18, il padre riprende la professione ed Emilia compie gli studi liceali e si iscrive all'Università, verosimilmente alla facoltà di Medicina.
Nei primi anni Cinquanta Dadamaino è attratta dalla pittura e dipinge da autodidatta, per lo più vasi di fiori. Conosce l'opera di Lucio Fontana vedendo per caso un Concetto spaziale blu e viola con lustrini esposto in un negozio di elettrodomestici tra piazza Cordusio e via Broletto: ne rimane impressionata come da una rivelazione improvvisa.
Da questo momento Dadamaino fa partire la propria storia artistica e nel 1956 esordisce nel mondo dell'arte partecipando al Premio di Pittura “Cesare da Sesto” a Sesto Calende (VA). In questo periodo la giovane artista inizia a farsi chiamare Eduarda, da cui deriva il diminutivo Dada.
Il 4 aprile 1957 la Galleria del Grattacielo di Enzo Pagani inaugura al Circolo della Stampa di Milano il Premio per l’autoritratto. Dadamaino partecipa proponendo un suo autoritratto: un dipinto figurativo, dove da uno sfondo colorato e indefinito, emerge un volto femminile, caratterizzato da grandi occhi chiari, naso aquilino e labbra rosse e carnose. Linee bluastre ombreggiano l'ampio ovale. Tra gli altri artisti partecipanti figurano Enrico Baj, Roberto Crippa, Lucio Fontana e Piero Manzoni.
Inizia a frequentare il Bar Giamaica, centro dell'avanguardia milanese, dove conosce, tra gli altri, Piero Manzoni, i fotografi Giovanni Ricci e Uliano Lucas.
Il 31 maggio 1958 inaugura la sua prima mostra personale alla Galleria dei Bossi di Milano a cura di Angel Vargas. Non sono note le opere esposte dall'artista, ma Vargas afferma che Dadamaino “presenta nelle opere di nuovissima tendenza un equilibrio di volumi sapientemente costruiti, dove i rapporti spazio-luce raggiungono una propria autonomia, creando elementi convertibili in nuove sensazioni visive ed infine una modernissima dinamica”.
A settembre, con la probabile mediazione di Manzoni, è inclusa in una mostra collettiva alla Galleria del Prisma di Milano; galleria dove a febbraio di quell'anno aveva avuto luogo la mostra Manzoni, Castellani, Bonalumi.
Il 27 aprile 1959 la Galleria del Prisma le dedica la mostra personale Maino, a cura di Enotrio Mastrolonardo. Non sono note le opere esposte per l'occasione ma il testo critico di Mastrolonardo descrive dei lavori riconducibili all'ambito Informale, caratterizzati da una gamma cromatica chiara all'interno della quale si dispiegano linee e incisioni che penetrano nel colore.
Sollecitata dalla Soprintendenza di Roma e dalla Galleria Nazionale d'Arte Moderna a compilare una scheda informativa e inviare materiale bio-bibliografico, dichiara che i suoi collezionisti al 24 giugno 1959 sono Lorenzin, Marinino,Simonetti, Centonza, Russoli, Fontana, Mastrolonardo, Jucker, Brinieri, Gastaldelli, Rufi, Riden, Geitlinger, Totti e che suoi disegni risultano al Museo della Grafica dell'Università di Pisa, al Museo Brooklyn e nella raccolta Servolini. Lucio Fontana a quella data ha acquistato già un'opera di Dadamaino, in segno di stima e di incoraggiamento per la giovane artista.
Nell'autunno 1959, su influenza di Manzoni, si fa più radicale in Dadamaino la critica verso la pittura Informale come messa in discussione della professione del “pittore” e dei suoi tradizionali strumenti di lavoro. Il 18 dicembre di quell'anno nella mostra collettiva La donna nell’arte contemporanea presso la Galleria Brera a Milano, Dadamaino presenta per la prima volta, provocatoriamente, un Volume: una tela monocroma caratterizzata da un grande squarcio ovoidale. Il catalogo della mostra non presenta la riproduzione dell'opera esposta, ma quella di un lavoro precedente ancora segnico; tuttavia la “perforatissima tela” nominata da Mario Monteverdi sul “Corriere lombardo” non lascia dubbi sulla presenza di un Volume alla Galleria Brera, pochi giorni prima della collettiva da Azimut.
Con i Volumi l'artista tocca la concezione di azzeramento dell'arte, in accordo con le coeve ricerche di Piero Manzoni ed Enrico Castellani. Dadamaino, tra il 1959 e il 1960, espone in diverse occasioni i suoi Volumi alla galleria Azimut, Prendenso parte all'attività della galleria ed intessendo rapporti con i protagonisti delle maggiori tendenze degli anni Sessanta: gli artisti tedeschi del "Gruppo Zero", gli italiani "Gruppo T" e "Gruppo Enne" e i francesi del "GRAV".
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