Luogo di nascita: Valduggia
Anno di nascita: 1475
Anno di morte: 1546
Biografia:
Gaudenzio Ferrari è stato un pittore e scultore italiano.
Scrisse di lui Giorgio Vasari:
«Fu coetaneo di costui Gaudenzio Milanese pittore eccellentissimo, pratico et espedito, che a fresco fece per Milano molte opere, e particularmente à frati della Passione un Cenacolo bellissimo, che per la morte sua rimase imperfetto. Lavorò ancora ad olio eccellentemente, e di suo sono assai opere a Vercelli e a Verallo molto stimate da chi le possiede.»
Le poche notizie sull'apprendistato del giovane artista, destinato a diventare uno dei massimi esponenti dell'arte italiana del XVI secolo, lo collocano in quella Milano in cui, al termine del Quattrocento, si avverte con forza l'influenza di Leonardo, di Bramante, ma anche dei più anziani Vincenzo Foppa e Bernardino Zenale.
Giovan Paolo Lomazzo lo vuole - cosa che la critica tende oggi a confermare - allievo di Stefano Scotto, artista impegnato in quegli anni nella Fabbrica del Duomo milanese; ma nelle sue opere oltre all'influsso leonardesco, che fu preminente, si trovano anche suggestioni provenienti da Perugino e da Raffaello e motivi derivati da Dürer e dagli artisti nordici della scuola danubiana, conosciuti attraverso le incisioni. Il giovane Gaudenzio si dimostra dunque in grado di assimilare ed integrare le diverse lezioni.
È da ipotizzare, tuttavia, che un altro e più fertile apprendistato si realizzi nella "sua" Varallo, tra le pareti della chiesa di Santa Maria delle Grazie e la nascente impresa - voluta dal padre francescano Bernardino Caimi - di edificazione del Sacro Monte di Varallo in guisa di "Nuova Gerusalemme", progetto al quale Ferrari legherà poi indissolubilmente il suo nome.
Quali che fossero i primi artisti che operarono a Varallo (si è ipotizzata, quantomeno, l'eco della scuola spanzottiana), l'esordio artistico di Gaudenzio avviene a cavallo tra il nuovo ed il vecchio secolo; le prove artistiche di tale periodo (citiamo la tavola della Crocefissione e le figure degli angeli negli affreschi staccati conservati alla pinacoteca civica di Varallo) lasciano già intendere quella poetica piena di interiore umanità con la quale l'artista valsesiano costantemente interpreterà l'arte sacra .
Tra le opere del primo decennio del XVI secolo, quando ormai Gaudenzio può vantare il titolo di magister, vanno menzionati gli affreschi della Cappella di Santa Margherita (1507) nella chiesa di Santa Maria delle Grazie a Varallo ed il Polittico di Sant'Anna (1508), realizzato per l'omonima chiesa in Vercelli (ora smembrato e diviso tra la Sabauda di Torino e la National Gallery di Londra) nel quale è riconoscibile il debito artistico verso il Bramantino.
Nella stessa decade ha inizio la collaborazione di Gaudenzio ai lavori del Sacro Monte: sue sono le splendide statue lignee nella cappella dell'Annunciazione e in quella di Gesù che sale la scala del Pretorio (figure di Cristo e del "Manigoldo")
Poco prima della realizzazione di tali opere si colloca il viaggio, forse effettuato assieme ad Eusebio Ferrari (alcuni ipotizzano assieme al Bramantino), attraverso le capitali dell'arte rinascimentale italiana, sino a Roma, dove si concentrano gli artisti più rinomati. Da tale viaggio di studio deriva, in particolare, l'attenzione del Ferrari verso la poetica del Perugino
Nel decennio successivo si colloca la realizzazione del grande ciclo di affreschi con le Storie della Vita e Passione di Cristo realizzate sul tramezzo della chiesa di S. Maria delle Grazie a Varallo. In un'opera così impegnativa, Ferrari si vale delle lezioni apprese nel suo apprendistato milanese (le architetture del Bramante, i paesaggi rocciosi di Leonardo da Vinci, ecc.) e nel suo viaggio romano; ma è tutt'altro che immemore - forse per impulso diretto di quei committenti francescani ai quali rimarrà sempre legato - dell'opera analoga realizzata sulla parete di San Bernardino in Ivrea da Giovanni Martino Spanzotti.
Questo non solo per la scelta di valersi della stessa partizione compositiva, con scene quasi identiche (anche prendendo a prestito l'idea dei "notturni"), ma soprattutto per quella semplicità narrativa e per quell'afflato di religiosità popolare che troviamo soprattutto nella Crocifissione e nelle scene che la precedono.
Bisogna tuttavia, oltre a ricercare i debiti culturali, sottolineate quegli elementi di originalità interpretativa che il pittore di Valduggia va maturando: uno per tutti, l'uso esteso - ripreso dall'arte gotica - della pastiglia per gli aggetti di elmi, corazze ed aureole, che lascia intendere quel progetto di fusione tra pittura e scultura che si realizzerà compiutamente negli altri lavori sopra la parete rocciosa di Varallo.
Il Sacro Monte di Varallo - il "gran teatro montano" secondo la felice espressione del saggio di Giovanni Testori che fortemente ha contribuito a "restituire" all'opera di Ferrari la dignità di uno dei punti alti dell'arte rinascimentale - è permeato dal genio di Gaudenzio che qui sfrutta, combinandole creativamente, le sue capacità di scultore, di pittore e finanche - secondo la testimonianza del Lomazzo - di architetto che sa adattare l'edificazione delle cappelle alla poesia del paesaggio montano. Grazie alla sintesi tra scultura e pittura le cappelle della "Nuova Gerusalemme" assumono il senso di una rappresentazione teatrale, con gli attori principali, plasticati in terracotta policroma, posti in primo piano, ed una serie di astanti che si affacciano dalle pareti affrescate, come nella figurazione di una "laude medievale" che coinvolge un intero paese.
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