Giacomo Quarenghi

Giacomo Quarenghi

Stile: Neo Classicismo;

Luogo di nascita: Rota D'imagna

Anno di nascita: 1744

Anno di morte: 1817

Biografia:

«Ed or sul bianco Neva l'augusta / Donna immortal chiamollo, altere moli / Alza ed il nome suo con quelle al cielo»
Giacomo Antonio Domenico Quarenghi è stato un architetto e pittore italiano.
Fu un valido rappresentante dell'architettura neoclassica, meditata sull'opera di Andrea Palladio, e uno dei principali realizzatori dell'Architettura neoclassica in Russia.
Giacomo Quarenghi nacque il 21 settembre 1744 a Capiatone, frazione di Rota Imagna, nella provincia di Bergamo, secondogenito di Giacomo Antonio Quarenghi, notaio e di Maria Rota. La sua famiglia era di antico lignaggio e possedeva diverse proprietà a Bergamo, città ove Quarenghi trascorse la sua giovinezza, precisamente nella dimora familiare presso il Mercato delle Scarpe, a Bergamo Alta; sia il padre che il nonno Francesco, notaio e agrimensore, si erano inoltre interessati alla pittura, realizzando perfino qualche opera nel circondario (speciale menzione meritano i dipinti che Francesco eseguì in diverse chiese della Valle Imagna).
La formazione del piccolo Giacomo avvenne nell'ambito del Collegio Mariano di Bergamo, dove acquisì solide basi umanistiche (arrivò perfino a tradurre Catullo, Tibullo e Virgilio): egli, tuttavia, sentiva più viva l'inclinazione per la pittura, alla quale si dedicò con piena dedizione nonostante le ostilità del padre, il quale aveva scelto per lui la carriera di avvocato o di sacerdote. Dopo un iniziale tirocinio presso Paolo Vincenzo Bonomini e Giovanni Raggi, Quarenghi nel 1763 si trasferì a Roma, città ricca di scavi e di fermenti artistici dove perfezionò le proprie doti pittoriche sotto la guida del celebre pittore neoclassico Anton Raphael Mengs, il quale lo accolse nella propria scuola. Dopo la partenza del Mengs per la Spagna al seguito della corte di Carlo III, Quarenghi passò all'atelier di Stefano Pozzi; al contempo, tuttavia, iniziò ad interessarsi di architettura, imparandone i rudimenti da Paolo Posi, Antoine Derizet, e Nicola Giansimoni. Decisiva fu la lettura de I quattro libri dell'architettura di Andrea Palladio, opera che per un giovane appassionato architetto come lui, alla ricerca di uno stabile orientamento artistico, fu una vera e propria folgorazione improvvisa:
« la Provvidenza volle che mi capitasse casualmente alle mani un Palladio delle migliori edizioni. Lei non potrà mai credere l’impressione che fece in me un tal libro; ed allora fu che m’avvidi che aveva tutta la ragione di temere di essere stato male indirizzato [dagli architetti Paolo Posi, Antoine Derizet e Nicola Giansimoni]. Il dar di calcio ai principi già appresi, e l’abbruciare quasi tutti i disegni fatti fu un punto solo; e sempre persuaso che bisognava pigliare altra strada per giungere a qualche cosa di buono, non pensai più da lì in avanti che a studiare i tanti Monumenti di eccellenti fabbriche che si trovano in Roma, sopra delle quali si può apprendere la buona e perfetta maniera»
Maturata definitivamente la propria vocazione per l'architettura, Quarenghi maturò un gusto classicheggiante e un vivo interesse per le antichità di Roma. Entrò in contatto con il nucleo di artisti residente a Roma capeggiato da Giovan Battista Piranesi, e con la colonia inglese, traendone proficuo insegnamento. Iniziò, inoltre, un lungo viaggio di formazione nell'Italia centrosettentrionale, per i quali si recò a Firenze, Vicenza, Verona, Mantova e Venezia; nel Veneto, oltre a poter ammirare personalmente le architetture del Palladio, strinse amicizia con gli architetti Tommaso Temanza e Giannantonio Selva, convinti assertori di un classicismo filtrato dalla lezione palladiana. Del 1771 è, invece, la prima realizzazione architettonica del Quarenghi: si tratta della ristrutturazione interna della chiesa di Santa Scolastica a Subiaco, intervento che denota una feconda comprensione della lezione palladiana, seppur filtrata in funzione del gusto neoclassico. Nel 1775 Quarenghi si recò nuovamente nella città lagunare, ma stavolta facendo tappa a Parma, Piacenza e Milano e spingendosi sino a Napoli alla fine dell'anno: questo secondo itinerario pure fu particolarmente significativo, in quanto gli consentì di venire a contatto con le realizzazioni di Sangallo il Giovane, di Bramante e di Giulio Romano, sempre comparate con quelle dell'amato Palladio. Non mancò ovviamente di fare ritorno a Bergamo, dove sposò sempre nel 1775 Maria Fortunata Mazzoleni: questo matrimonio si rivelerà molto felice e sarà coronato nel 1776 dalla nascita di ben quattordici figli, di cui si segnalano la primogenita Teodolinda e Giulio, futuro architetto.
Nel 1779 la zarina Caterina II di Russia, non soddisfatta degli architetti a suo servizio, aveva dato incarico al suo ministro, il barone Friedrich Melchior von Grimm di trovare due architetti italiani. La scelta ricadde su Giacomo Trombara e sul Quarenghi, che giunse in città nel gennaio 1780 in veste di «virtuoso architetto» della corte imperiale russa.

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