Luogo di nascita: Brescia
Anno di nascita: 1480
Anno di morte: 1548
Biografia:
Giovanni Gerolamo Savoldo è stato un pittore italiano.
L'artista, sebbene attivo soprattutto a Venezia, dove risiedette a lungo, si mantenne sempre sostanzialmente fedele alla matrice naturalistica dell'arte lombarda, arrivando ad essere considerato come uno dei tre grandi maestri del primo Rinascimento bresciano, assieme al Romanino e al Moretto. I suoi cosiddetti «notturni» (scene ambientate di notte con una fonte di luce interna al dipinto) furono probabilmente fonte d'ispirazione e punto di partenza per la formazione del Caravaggio .
Attivo nell'arco di due decenni, dal 1520 al 1540 circa, non si conosce nessuna sua opera giovanile, anche se è documentato a Parma nel 1506, e a Firenze nel 1508, dove si iscrisse all'Arte dei Medici e Speziali, quella dei pittori. In quegli anni dovette venire a contatto con le novità della Maniera Moderna, che avevano visto nella città del giglio il fiorire dei capolavori di Leonardo, Michelangelo e Raffaello.
Risalgono ai primi anni noti il Riposo durante la fuga in Egitto della collezione von Loetzbech di Nannhofen ad Augusta, l’Elia alimentato da un corvo, databile al 1520 circa, della National Gallery of Art di Washington, e la Pietà (o Deposizione) del Kunsthistorisches Museum di Vienna.
A Venezia si stabilì entro il 1520 e in quell'anno firmò la tavola con i Santi eremiti Antonio e Paolo, delle veneziane Gallerie dell'Accademia, e l'anno successivo completò la Madonna e santi per San Niccolò a Treviso, iniziata dal pittore Fra Marco Pensaben, inserendovi l'angelo musicante ai piedi del trono . Per i committenti lagunari dipinse relativamente poco, restando tuttavia inserito nell'ambito della cultura figurativa locale. La sua pittura rimase però ben legata al filone naturalistico "bresciano" e influenzata dalla pittura nordica. Da un punto di vista di intonazione sentimentale invece fu influenzato da Giorgione e la sua "suggestione contemplativa".
Sempre dello stesso periodo è databile l'olio con le Tentazioni di sant'Antonio, conservata alla Timken Art Gallery di San Diego, un soggetto che gli offrì la possibilità di interpretare motivi tipici della cultura fiamminga e in particolare dell'opera di Bosch, molto apprezzata dai committenti veneziani.
Il 15 giugno 1524, Savoldo firmò il contratto col frate priore Innocenzo da Pesaro per la realizzazione di una Pala, da destinare all'altare maggiore della chiesa conventuale di San Domenico a Pesaro, opera dal 1811 conservata nella Pinacoteca di Brera a Milano. La pala, venne realizzata tra il 1524 ed il 1526, con una Madonna in gloria col Bambino, due angeli musicanti e i santi Pietro, Domenico, Paolo e Gerolamo e sullo sfondo un paesaggio, identificabile con Venezia vista dalle Fondamenta Nuove. La commissione comprendeva anche l'esecuzione di una cimasa con una "Pietà di Nostro Signore Yhesu Cristo", identificata con il Cristo morto sorretto da Giuseppe d'Arimatea, conservato al Cleveland Museum of Art di Cleveland, e una predella, ora perduta, costituita da due "quadricti" e da uno sportello per il Santissimo Sacramento con dipinta una Testa di san Pietro Martire. Coevo è anche il Riposo durante la fuga in Egitto della collezione Castelbarco Albani di Milano, già nella stessa chiesa di San Domenico a Pesaro.
Nell'ottobre del 1526 il Savoldo fece testamento a Venezia, nominando erede universale la moglie, "Marija fijamenga de Tilandrija": tale documento si redigeva solitamente o prima di partire per un viaggio o durante un'apparentemente grave malattia. Nel 1527 datò l’Adorazione del Bambino delle collezioni reali di Hampton Court e sempre in quell'anno eseguì a Venezia un San Girolamo per la famiglia bresciana Averoldi, probabilmente quello conservato alla National Gallery di Londra.
Verso il 1529 Savoldo realizzò il Ritratto d'uomo in armatura, identificato erroneamente col condottiere Gaston de Foix, che presenta una figura che si protende lungo una diagonale tra due specchi che permettono di vederlo anche di lato e di spalle: uno dei contributi più noti per la disputa sul Paragone delle arti, ripreso da un perduto dipinto di Giorgione, in cui si voleva dimostrare che la pittura, al pari della scultura, era capace di offrire molteplici vedute di un soggetto.
Secondo l'allievo Paolo Pino, nel suo Dialogo della pittura, intorno al 1530 Savoldo fu menzionato in una lettera di Gerolamo Genga come al lavoro per Francesco II Sforza, duca di Milano: Giorgio Vasari ricordò alla Zecca di Milano "quattro quadri di notte e di fuochi"; alcuni identificano come opere facente parte di questa serie l'Adorazione dei pastori, nella National Gallery of Art di Washington e il San Matteo e l'angelo, realizzato nel 1534 e ora conservato al Metropolitan Museum di New York, ambientato in un notturno con una fonte di luce interna al dipinto, che accentua gli affetti chiaroscurali.
In questo periodo i bagliori tendono a diminuire, all'insegna di toni più smorzati e di passaggi di intima e delicata poesia .
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