Anno di nascita: 1487
Anno di morte: 1566
Biografia:
Girolamo Romani, detto il Romanino (Brescia, 1484 circa – 1566 circa), è stato un pittore italiano.
Figlio di Luchino, esponente di una famiglia che dall'inizio del XV secolo si insediò a Brescia, ma originaria di Romano di Lombardia, la sua formazione avvenne tra Brescia e Venezia, con influenze di Giorgione e di Dürer, come dimostra la Madonna col Bambino, conservata presso il Museo del Louvre ed eseguita verso la metà del primo decennio. Negli anni successivi, l'artista si indirizzò verso i modi illusionistico prospettici milanesi di Bramantino e Bernardo Zenale, databili al 1509, sono gli affreschi con Episodi della vita di Nicolò Orsini, ora conservati a Budapest; dello stesso periodo è anche la Paletta di san Rocco nella chiesa di San Giovanni Evangelista a Brescia.
Datato al 1510 è il Compianto sul Cristo morto, già in San Lorenzo a Brescia e ora nelle Gallerie dell'Accademia di Venezia, dove sui modi della tradizione del «realismo» lombardo si innestano riferimenti cremonesi e ferraresi.
Di questo periodo, dove la prospettiva illusionistica di ascendenza milanese ha la preponderanza, sono: l'affresco con la Madonna, santi e committenti per la romanica chiesa di San Pietro a Tavernola Bergamasca, la Pietà in San Francesco a Brescia, e due coppie di santi, divise tra la raccolta Cunietti di Milano e il Museo di Kassel, un tempo parte di un polittico commissionato nel 1511.
Successivamente si trasferì a Padova, dove nell'aprile del 1513, l'artista fu incaricato dai Padri Benedettini del Monastero di Santa Giustina di realizzare la pala dell'altare maggiore. L'opera mostra un esplicito riferimento a Tiziano, di cui poté studiare i tre affreschi della Scuola del Santo; nella pala riaffiorano anche, nell'architettura bramantesca della volte a botte che sovrasta le figure, ricordi della formazione lombarda. La pala ornò l'altare maggiore fino al 1866, anche dopo che nel 1810 fu soppresso il monastero in seguito ai Decreti Napoleonici; fu quindi trasferita alla Pinacoteca Civica, insieme a numerose altre opere provenienti dal monastero, dove si può ammirare ancora oggi, dopo un recente restauro .
Gli stessi padri benedettini gli commissionano un “cenaculo”, per il refettorio del convento, probabilmente precedente cronologicamente alla pala, mentre erano già state realizzate dal Romanino due ante d'organo, oggi perdute.
Rientrato a Brescia sul finire del 1516, essendo stata la sua città natale occupata dalle truppe della Lega di Cambrai fino al maggio di quell'anno, il Romanino ripropose i motivi padovani nella Madonna col Bambino e santi, realizzata per l'altare maggiore della chiesa bresciana di San Francesco; del 1516 circa è la Salomè, ora al Bode-Museum di Berlino, archetipo per una serie di dipinti di analogo soggetto eseguiti nel bresciano.
Nel 1517 si recò a Cremona per collaudare gli affreschi di Altobello Melone nella navata sinistra del Duomo; sempre di questo periodo sono la Madonna col Bambino fra i santi Ludovico di Tolosa e Rocco, già a Berlino e ora distrutta e la Madonna col Bambino e i santi Bonaventura e Sebastiano del Duomo di Salò. Tra la tarda estate e l'autunno del 1519 sappiamo che affrescò quattro riquadri con Storie della Passione di Cristo nella navata centrale del Duomo di Cremona, lavoro che doveva continuare con altre scene; ma i nuovi massari, eletti nel 1520, gli tolsero l'incarico affidandolo al Pordenone, probabilmente giudicando ormai fuori moda la tecnica nordica del Romanino rispetto alle novità romane introdotte dal pittore friulano.
Nel 1521, iniziò, insieme al Moretto, la decorazione della cappella del Sacramento in San Giovanni Evangelista a Brescia, che, lasciata incompiuta, venne poi completata dai due pittori nella prima metà degli anni quaranta. I dipinti di questa prima fase, corrispondenti al registro superiore, mostrano forte l'influsso del Pordenone, e del Tiziano del Polittico Averoldi, realizzato nel 1522 per la chiesa bresciana di San Nazaro e Celso.
Del 1524 circa è il Polittico di Sant'Alessandro, già nella chiesa di Sant'Alessandro a Brescia e ora alla National Gallery. Tra il 1524-25 dipinse le ante d'organo per il Duomo di Asola e, l'anno successivo, ne completò con tavole e affreschi la cantoria. Al 1526-27 risale il ciclo delle Storie di sant'Obizio per la cappella omonima nella chiesa di San Salvatore, mentre al 1529 sono datati sia la pala di Brera con la Presentazione di Gesù al Tempio, sia il Sant'Antonio da Padova con un donatore del Duomo di Salò.
Tra il 1531-32 lavorò a Trento insieme a Dosso Dossi, a Battista Dossi e al Fogolino alla decorazione della nuova residenza nota come il "Magno Palazzo", nel Castello del Buonconsiglio, su commissione del cardinale Bernardo Cles, principe vescovo di Trento. Lontano da Brescia, in un ambiente meno invaghito dei modi artistici di Tiziano, Romanino si sentì libero di esprimere – pur in un ciclo di affreschi che dovevano aderire ai temi iconografici cari alla cultura umanistica delle corti - il suo temperamento di pittore ironico e beffardo, con una marcata vena anticlassica e con evidenti accenti derivanti dai modi pittorici transalpini che dovevano risultare graditi ad un uomo di cultura internazionale come Bernardo Clesio.
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