Stile: Realismo; Impressionismo; Romanticismo;
Luogo di nascita: Modigliana
Anno di nascita: 1826
Anno di morte: 1895
Biografia:
Silvestro Lega è stato un pittore italiano.È considerato, insieme a Giovanni Fattori e a Telemaco Signorini, fra i maggiori esponenti del movimento dei macchiaioli.
Silvestro Lega nacque l'8 dicembre 1826 a Modigliana, paese della Romagna toscana nell'Appennino forlivese, da Antonio e Giacoma Mancini. Antonio sposò Giacoma in seconde nozze il 18 giugno 1820, essendo la prima moglie Domenica Nediani morta di parto nel 1812, dopo aver dato alla luce nove figli in dodici anni. Nonostante il trapasso della prima consorte, Antonio continuò ad intrattenere ottimi rapporti con la nobile ed abbiente famiglia di lei, consacrando così l'affermazione sociale propria e della famiglia, che nel 1818 risultava intestataria di vari mulini e particolarmente attiva nell'artigianato tessile e nell'agricoltura. Più modesta era invece l'estrazione sociale di Giacoma Mancini, già serva in casa Lega. Era una donna umile ma di grande intelligenza, tanto che lo stesso figlio l'avrebbe ricordata in questi termini: «Mia madre era amantissima dell'istruzione e della buona educazione della propria famiglia. Fino dai primi anni fummo collocati sotto la tutela degli Scolopi».
Ci sono rimaste scarsissime notizie della fanciullezza di Silvestro Lega, in ogni trascorsa sicuramente in seno alla numerosa famiglia e ai diversi fratelli maggiori. Nel 1838 si iscrisse degli Scolopi di Modigliana, studiando svogliatamente e senza una piena adesione: fu proprio in quegli anni, tuttavia, che esplose precoce e irrefrenabile la sua vocazione pittorica. Lo stesso Lega avrebbe poi affermato:
«Scarabocchiando sempre nei muri, o scartafacci, mi si dava a credere che io avessi genio per la Pittura. Arrivai a un punto che ci credetti sul serio e costrinsi mio padre a strascinarmi a Firenze. Ottenni questo bel beneficio»
Compiuti nel 1843 i diciassette anni Lega si trasferì a Firenze, attratto dalla prospettiva di studiare in una città di grande interesse artistico e di sottrarsi a un ambiente familiare che soffriva pressanti ristrettezze economiche. Giunto nella città fiorentina all'inizio della primavera del 1843, si insediò nella casa sul Lungarno del fratellastro Giovanni, mediocre copista dei maestri antichi che - in virtù del suo status di «pittore ufficiale» - nel 1845 arrivò persino ad essere menzionato nella Nuova guida storico-artistica di Firenze, al fianco di nomi certamente più illustri, come quelli di Carlo Ademollo, Pietro Benvenuti, Giuseppe Bezzuoli, Tommaso Gazzarrini, Adolf von Stürler e Luigi Mussini.
Iscrittosi all'Accademia di Belle Arti di Firenze il 30 maggio 1845, il Lega vi compiette un brillante ciclo di studi, nonostante gli venisse offerto un insegnamento non eccellente (Benedetto Servolini e Gazzarrini). Arrivò egli stesso a riconoscere che non si accostava più all'arte con spirito da dilettante, bensì con la consapevolezza di conoscere le regole necessarie per applicarla: «sebbene ragazzo capii subito, che dallo scarabocchiare sui muri a disegnare un profilo era molto differente». Dopo questo salto di qualità arrivò tuttavia a ritenere la tradizione accademica del tempo sterile e mortificante: dopo aver maturato questo pensiero arrivò ad abbandonare i corsi dell'Accademia e, contestualmente, a lasciare la casa del fratello, con il quale non aveva mai d'altronde mantenuto buoni rapporti.
Fu così che nel 1845 o forse nel 1846 Lega passò alla scuola privata del purista Luigi Mussini, in seno alla quale eseguì, come saggio di secondo anno, La musica sacra: fu una tela particolarmente apprezzata, specialmente da coloro che volevano recuperare la pittura quattrocentesca e del primo Cinquecento. Nel frattempo, il fermento rivoluzionario che andava crescendo in Toscana dopo l'ascesa al soglio pontificio di Pio IX colse anche il Lega che, con entusiasmo e allegria giovanili, si arruolò volontario. Il suo coinvolgimento nelle vicende belliche risorgimentali segnò una battuta d'arresto della sua carriera da pittore che, comunque, riprese a coltivare con assiduità dopo il ritorno dal fronte. Dopo il «generoso e poetico movimento del '48», fallito «nei vortici sollevati dalle sette e dagli arruffapopoli audaci e ambiziosi», Lega passò nello studio di Antonio Ciseri, insegnante oggetto della sua più grande venerazione («questo nuovo maestro m'inebriò»). Finite le campagne militari iniziò anche a frequentare i turbolenti incontri del caffè Michelangelo, noto ritrovo di artisti e patrioti. Ben presto, tuttavia, Lega si allontanò dal cenacolo degli artisti che si riuniva in quel posto, siccome riteneva inappropriato sia il loro atteggiamento goliardico che le loro rivendicazioni di libertà creative, ritenute dall'artista eccessivamente astratte e, pertanto, inutili. Telemaco Signorini ci dà un'immagine assai vivida dell'idiosincrasia che Lega provava per quel contesto:
«La sua serietà non gli faceva ammettere gli scherzi di nessun genere, tanto che non fu possibile di portarlo quasi mai al nostro Caffè Michelangelo, in quell'agape fraterna di bohémiens ; che là non voleva farci il buffone, come sempre ci rimproverava di farci noi ogni sera, colle nostre eterne burle e chiassate»
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