Anno di nascita: 1910
Anno di morte: 1998
Biografia:
Umberto Mastroianni è stato uno scultore e partigiano italiano.
Figlio di Vincenzo Mastroianni e della seconda moglie Luigia Maria Vincenza Conte, Umberto era zio dell'attore Marcello Mastroianni: infatti suo padre Vincenzo aveva avuto dalla prima moglie - Concetta Conte, sorella della seconda - un figlio di nome Ottone, futuro padre di Marcello.
Umberto giunge quattordicenne a Roma nel 1924, dove frequenta, contemporaneamente allo studio dello zio Domenico, i corsi di disegno dell'Accademia di San Marcello. Si trasferisce due anni dopo, nel 1926 a Torino, dove affina il "mestiere di scultore" nell'atelier dello scultore Michele Guerrisi. Lo studio della scultura antica è documentato da una prima fase di raffinati bassorilievi: la sculturina Danae (1926), la Deposizione di Cristo (1926/27), la Madonna della Pace, la Madonna Gotica (1938). Il giovane Umberto modella ritratti di gusto arcaizzante, in terracotta, poi riportati in fusioni in bronzo: mito e soggetto religioso sono la cifra stilistica di Umberto Mastroianni nel periodo pre-bellico, accanto ad esercizi di stile con testine di fanciullo e il soggetto prediletto costituito da maschere di giovani donne, dai tratti lievi e suadenti.
Nel 1930 arriva il primo riconoscimento ufficiale, il Premio del Turismo, offerto dal Ministero della Pubblica Istruzione e, di lì a poco, le prime mostre a livello nazionale ed europeo. Prima personale nel 1931 alla "Galleria Genova" di Genova. Dal 1933 espone regolarmente alle mostre sindacali nazionali, è invitato a tutte le Quadriennali di Roma, alle Promotrici di Torino e alle Biennali di Venezia. Nel 1935 partecipa per la prima volta alla Quadriennale di Roma, l'anno seguente alla Biennale di Venezia. Chiamato in guerra, parteciperà poi alla Resistenza nelle formazioni del canavese con un tale impegno che rifletterà poi nelle sue opere successive, caricandovi le istanze partorite da quella concreta lotta in nome della libertà, per arrivare alla formulazione della "poetica della Resistenza", a lui riconosciuta dal critico Giulio Carlo Argan.
Già ai primi anni '40 risalgono anche i lavori pittorici su materiali poveri: è il primo scultore astrattista italiano, caposcuola della rivoluzione del novecento ed artista di assoluto rilievo internazionale. Si tratta di forme dinamiche astratto-geometriche che acquisiscono uno spessore in terrecotte, gessi, cartoni e sacchi grezzi (jute), colorati e raschiati. Dopo la guerra e la resistenza, la poetica di Mastroianni riprende decisamente gli echi del dinamismo plastico di ascendenza boccioniana, rivisitando ed ampliandone i contenuti ed i riferimenti culturali. Alcune delle sue opere del primo dopoguerra in juta logora (opere di dimensioni assai contenute, quasi fossero reperti di antiche civiltà, poi ritrovati) sono conservate alla Galleria d'arte moderna di Roma, alla Tate Gallery di Londra, al Salomon Guggenheim Museum di New York. Infatti la sua ricerca, partendo da riferimenti diretti alla stagione futurista, alla stagione cubista di Brancusi, alla plastica di John Arp e Henry Moore, si impernia sullo studio e sulla resa dei valori dinamici, compresi e conferiti nelle strutture intese come coagulo di linee di forza, nucleo generativo di un'esplosione di gesti bloccati dal peso della materia, intrappolati nella materia. L'evoluzione successiva è l'approdo alla stagione informale, (1950-1961) fase del tutto autonoma, altro atto della sua straordinaria personalità creativa.
Il suo tratto è lacerante, intenso, profondo, materico, energico, vibrante. La sua ispirazione, contrariamente al primo futurismo ispirato da Marinetti è "politicamente" orientata alla ricerca dell'uomo, nella sua accezione consapevole di reduce dalla tragedia e dalla miseria materiale e morale della guerra. Opera rappresentativa di questa stagione il Monumento ai Caduti di Cuneo (1964-1969), opera scultorea premiata dall'Accademia dei Lincei con il Premio Feltrinelli del 1973 come la più bella del Novecento, con la seguente testuale motivazione "Per l'elevata qualità inventiva e plastica della sua opera e per la rilevante incidenza che ha avuto nella storia della scultura italiana contemporanea".
Successivamente alla poetica del ripudio della guerra (tre opere dedicate ad Hiroshima, di cui una esposta a Spoleto nella mostra collettiva), la poetica di Umberto vede successivamente l'interpretazione del tema uomo, che afferma un proprio valore attraverso la dinamica della forma che esce dal bronzo, in compenetrazione con la macchina. Macchina che aiuta l'uomo nell'automazione (cfr. Leonardo Sinisgalli fondatore della rivista Civiltà delle Macchine), macchina che diventa addirittura zoomorfa, nel periodo del Macchinismo fantastico, ben descritta dal critico Floriano De Santi.
A Torino riesce a trovare i primi amici e i compagni di avventura a cui resterà legato per tutta la vita: il pittore Luigi Spazzapan, lo scrittore e pittore Guido Seborga, il musicista Massimo Mila, che condividono con lui una certa insofferenza verso l'élite chiusa della città, ma anche la convinzione che nella Torino industriale e casoratiana si combatteva in quel momento la battaglia per il rinnovamento dell'arte e della cultura italiana. Per promuovere una linea alternativa tanto al classicismo di Casorati quanto alla posizione culturale del gruppo dei Sei di Torino dà vita nel 1947 insieme a Luigi Spazzapan, Mattia Moreni, Ettore Sottsass jr, Piero Bargis, Maurizio Corgnati, Oscar Navarro, Vincenzo Ciaffi, Massimo Mila, Maria Luisa Spaziani, Guido Seborga al Premio Torino, i cui vincitori furono i pittori Emilio Vedova, Bruno Cassinari, e lo scultore Pericle Fazzini, suscitò scalpore in città per quell'unica edizione, ma lasciò un segno di svolta culturale indelebile, senza ritorno.
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